Durante il periodo di Weimar (1919-1933), Berlino divenne nota come una delle capitali mondiali dell’inclusività e della vivace cultura queer. La città offriva una relativa tolleranza verso l’espressione sessuale e ospitava una vasta gamma di bar, locali notturni e cabaret frequentati dalla comunità gay.
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L’orso come simbolo della città di Berlino
L’orso è diventato uno dei simboli più riconoscibili di Berlino. Questo si deve al fatto che la parola “Berlino” significa “terra dell’orso”. Secondo la leggenda, il fondatore della città, il Margravio Alberto I di Brandenburgo, noto anche come Alberto l’Orso (der Bär), uccise un orso durante una battuta di caccia e decise di dare il nome alla città in onore dell’animale. Ma questa è solo una delle tante interpretazioni di come l’orso sia diventato simbolo della città. Una cosa sicura è che la città di Berlino è stata fondata nel XIII secolo, ma il suo fondatore esatto non è noto con certezza.
La Resistenza antifascista in Germania
Il movimento della Resistenza antifascista in Germania è stato un movimento complesso e variegato, formato da diverse organizzazioni e individui che si sono opposti al regime totalitario nazista di Adolf Hitler.
Il movimento di Resistenza tedesco è stato caratterizzato da diverse forme di protesta, dal sabotaggio industriale al sabotaggio della propaganda nazista, dalla diffusione di informazioni sulla guerra al sostegno ai prigionieri di guerra e agli ebrei perseguitati. Tuttavia, nonostante i loro sforzi, la Resistenza non è riuscita a rovesciare il regime nazista o a impedire lo scoppio della seconda guerra mondiale.
La Resistenza tedesca ha preso diverse forme a seconda delle circostanze storiche e delle posizioni politiche dei singoli membri. Ad esempio, vi erano organizzazioni come la Rosa Bianca (Die weiße Rose), fondata da un gruppo di studenti universitari (tra cui i fratelli Hans e Sophie Scholl) e professori tedeschi nella primavera del 1942. Il loro obiettivo era di sfidare il regime nazista attraverso la diffusione di volantini che criticavano il regime e la guerra. Il gruppo aveva una forte attenzione ai valori umani e cristiani, e si opponeva alle politiche razziali e antisemite del regime nazista. Altre organizzazioni come il Circolo di Kreisau (Kreisauer Kreis), costituito da intellettuali conservatori, cercavano di elaborare un programma di ricostruzione post-bellica per la Germania.
Tuttavia, la forma più radicale di resistenza veniva dai gruppi comunisti e socialisti, che hanno organizzato attività di sabotaggio industriale, scioperi e rivolte nelle fabbriche. Questi gruppi hanno anche organizzato una guerriglia armata per combattere i nazisti sul campo di battaglia.
La Resistenza tedesca ha pagato un prezzo elevato per il suo impegno contro il regime nazista: molti dei suoi membri sono stati arrestati, torturati e uccisi dalle autorità naziste. Tuttavia, la loro eredità continua a vivere come un esempio di coraggio e impegno per la giustizia, e come una testimonianza della capacità degli individui di resistere alle forze oppressive e di lottare per la libertà e la dignità umana.
Oggi, la Resistenza tedesca è commemorata in tutto il paese con monumenti, musei e eventi pubblici che celebrano la lotta degli individui e delle organizzazioni che si sono opposte al regime nazista. Questa memoria collettiva della resistenza serve anche come un monito per le generazioni future, un invito a lottare contro le ingiustizie e a difendere i valori della libertà, della democrazia e dei diritti umani.
Alcuni film sulla Resistenza antifascista in Germania
Se siete interessati ad approfondire l’argomento, ci sono diversi film dedicati alla resistenza tedesca. Ecco alcuni esempi:
- “La Rosa Bianca” (1982) diretto da Michael Verhoeven, racconta la storia del gruppo di studenti universitari che fondò un movimento di resistenza non violenta durante il regime nazista.
- “La Rosa Bianca – Sophie Scholl” (2005) diretto da Marc Rothemund, racconta gli ultimi giorni di vita di Sophie Scholl, un membro del gruppo di Resistenza “La rosa bianca”.
- “Operazione Valchiria” (2008) diretto da Bryan Singer, segue il piano del colonnello Claus von Stauffenberg per assassinare Adolf Hitler e prendere il controllo del governo tedesco.
- “L’onda” (2008) diretto da Dennis Gansel, è un film basato su un esperimento di un insegnante che tenta di creare un sistema di governo autocratico in una scuola tedesca, ispirato al regime nazista.
Immagine di copertina
La Bandiera di Wirmer (Wirmer-Flagge) era una bandiera progettata e proposta come futuro simbolo della Germania democratica da Josef Wirmer, un giurista d’ispirazione cattolica e democratica. Il design della Bandiera di Wirmer è simile a quello delle bandiere dei paesi scandinavi: una croce nordica nera con contorno dorato, su campo rosso, una combinazione di colori che riprende quindi i tre colori della bandiera tedesca. Essa fu disegnata e realizzata per la prima volta nel febbraio del 1944, ma non fu mai adottata ufficialmente come simbolo della Germania democratica.
Schloßbrücke (Il Ponte del Castello di Berlino)
Con le sue ringhiere in ghisa e le sue otto statue, lo Schloßbrücke è uno dei ponti più belli e celebri di Berlino. Esso fu costruito negli anni 1821-1824 da Karl Friedrich Schinkel e si trova nel quartiere di Mitte, vicino al Lustgarten, sull’Isola dei Musei.
Per la sua decorazione, l’architetto progettò un gruppo scultoreo composto di otto statue in marmo, che però poterono essere realizzate solo dopo la sua morte. Essi mostrano la vita di un eroe, dalla giovinezza alla morte. Al termine dei lavori, lo Schloßbrücke era il ponte più grande di Berlino.
Durante la Seconda guerra mondiale, le statue di marmo furono rimosse per essere preservate dagli attacchi bellici. Miracolosamente, il ponte stesso non subì quasi nessun danno (essendo quindi uno dei pochissimi monumenti di Berlino a non essere stato danneggiato dalla guerra).
Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, la struttura si trovava nel territorio orientale, mentre le statue nella zona di occupazione occidentale. Dopo la demolizione del Castello di Berlino ad opera della DDR e la conseguente trasformazione della piazza in Marx-Engels-Platz, anche il ponte fu ribattezzato Marx-Engels-Brücke. Lo Schloßbrücke riprese il suo nome originario il 3 ottobre 1991, primo anniversario della riunificazione. Già a metà degli anni ’80, le statue furono riportate al loro posto originario.
Foto di copertina: particolare della ringhiera dello Schloßbrücke. Due ittiocentauri in ghisa.
Le foto sono state scattate nel 1997.





Buon XX settembre
«Anche questa “repubblica pontificia” ha avuto e avrà
la sua funzione storica; sta a noi far sì che essa sia una
fase soltanto transitoria di un’evoluzione in corso;
sta a noi impedire che la rete degli interessi creati…
trasformi stabilmente questa democrazia appena nata
in cronica tirannia confessionale e in dittatura guelfa»
Piero Calamandrei (1950)
A Roma, il 20 settembre 1870, l’esercito italiano guidato dal generale Cadorna, assediò Roma aprendo una breccia nelle mura aureliane all’altezza di Porta Pia. Con la presa di Roma, dopo più di 1000 anni (esattamente dal 756), si sancì l’annessione di Roma al Regno di Italia decretando così la fine del dominio temporale dei papi e quindi dello Stato Pontificio. Venuta meno la protezione francese, a Pio IX non restò che rifugiarsi in Vaticano e dichiararsi prigioniero politico dello Stato italiano. L’anno successivo la capitale d’Italia fu trasferita da Firenze a Roma e contemporaneamente esplose così la cosiddetta questione romana, che perdurò fino alla sottoscrizione dei Patti Lateranensi del 1929. Il 20 settembre è stato celebrato ufficialmente, come festa nazionale, solo per pochi anni. Istituita nel 1895 da Francesco Crispi, fu abrogata nel 1930, dopo i Patti Lateranensi (consistenti in due accordi: un trattato e un concordato) sottoscritti dal Cardinale Segretario di Stato Pietro Gasparri per la Santa Sede e Benito Mussolini. Il seguito lo riassume molto bene Ernesto Rossi ne «Il nostro XX settembre» (discorso pronunciato a Firenze il 20 settembre 1959 e pubblicato nello stesso anno da «Il Ponte» e incluso anche in «Pagine anticlericali», Samonà e Savelli 1966, e in «Nuove pagine anticlericali», Kaos 2002):
«Liquidati tutti i partiti di opposizione, assassinati, o comunque tolti di mezzo per molti anni – col carcere, l’esilio, il confino – i leader dell’antifascismo, Mussolini aveva lasciato in piedi solo le organizzazioni dell’Azione cattolica, riconosciute dal Concordato, agli ordini della gerarchia ecclesiastica, e sotto la presidenza di una persona scelta dal papa. Queste organizzazioni sono state le naturali eredi del “regime”, le feconde incubatrici della Dc. E’ questa la fondamentale ragione del successo politico dei clericali dopo il 1945; e questo spiega la permanente riconoscenza verso il fascismo di quasi tutti i monsignori del Vaticano e di tanti maggiorenti democristiani (…).
Da diverse parti, e specialmente da parte dei socialisti, venne messo in rilievo che cancellare la festa del 20 settembre significava rinnegare – come l’aveva rinnegato Mussolini – il Risorgimento. Era vero. Ma attraverso l’art. 7, approvato dalla Costituente con i voti determinanti dei comunisti, l’Antirisorgimento era già nella Carta Costituzionale della Repubblica italiana. Per il Partito comunista parlò l’on. Marchesi. Fece un bel discorso, e concluse dicendo: “Sia celebrata la giornata della Conciliazione, ma non si cancelli il 20 settembre”. Mussolini era più logico. Non era possibile dichiarare contemporaneamente festività nazionale la data in cui viene esaltato il libero pensiero, il principio della laicità dello Stato, e la data più significativa del clericofascismo; quella che rappresentava l’affermazione del principio dello Stato confessionale. Può commemorare il 20 settembre solo chi vuole abolire il “Concordato” (…).
Noi non sentiamo oggi alcun bisogno di un riconoscimento ufficiale del 20 settembre. Anzi speriamo che il sindaco Cioccetti si sia dimenticato quest’anno di mandare la corona d’alloro a Porta Pia per il Comune di Roma. Sarebbe un equivoco di meno. Il 20 settembre è un giorno nostro: non è il giorno dei clericali e dei fascisti. Il giorno loro è l’11 febbraio, quando l’uomo della Provvidenza, che – secondo quanto disse Pio XI – “non aveva le preoccupazioni della scuola liberale”, firmò quel Concordato che le stesso pontefice riconobbe “sarebbe stata follia sperare” dai precedenti governi».
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Per un approfondimento:
la puntata di “La presa di Porta Pia del 20 settembre 1870, la Chiesa, Ernesto Rossi, l’anticlericalismo radicale” di lunedì 20 settembre 2021 condotta da Aurelio Aversa su Radio Radicale .
Tra gli argomenti discussi: Anticlericalismo, Cattolicesimo, Chiesa, Ernesto Rossi, Istituzioni, Italia, Laicita’, Partito Radicale, Politica, Religione, Risorgimento, Roma, Stato, Storia.
Haus der Wannsee-Konferenz
La mostra permanente nella Haus der Wannsee-Konferenz è stata inaugurata nel 1992, e precisamente nel cinquantesimo anniversario della Conferenza di Wannsee del 20 gennaio 1942, in occasione della quale alti ufficiali e gerarchi nazisti si riunirono per pianificare la “soluzione finale”, ovvero la deportazione degli ebrei di tutta Europa verso Est e il loro sterminio.
La mostra commemorativa ricostruisce la genesi e le conseguenze della Conferenza di Wannsee illustrando e documentando le drammatiche tappe che portarono agli orrori dell’Olocausto.
Di particolare interesse è la copia del verbale della famigerata conferenza, redatta da Adolf Eichmann.
Film sul tema: Conspiracy – Soluzione finale (2001)
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Ingresso gratuito: ogni giorno
Visita guidata gratuita:
ogni sabato e ogni domenica alle 16:00 e alle 17:00
Orari di apertura:
ogni giorno dalle 10:00–18:00
Indirizzo:
Am Großen Wannsee 56-58, 14109 Berlino
Come arrivarci:
Dal centro città prendere la S-Bahn S1 (direzione “Wannsee”) o S7 (direzione “Potsdam Hbf”) o il RegionalExpress (Deutsche Bahn) fino alla stazione della S-Bahn Berlin-Wannsee. Dalla stazione della S-Bahn Wannsee prendere l’autobus 114 (direzione “Heckeshorn”) fino alla fermata “Haus der Wannsee-Konferenz”.