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I vantaggi dei piccoli imprenditori in Germania

La regolamentazione per i piccoli imprenditori (Kleinunternehmerregelung) secondo il § 19 della legge sull’IVA tedesca (Umsatzsteuergesetz – UStG) è una normativa semplificata nel diritto tributario tedesco, creata appositamente per gli imprenditori con bassi fatturati. Offre uno sgravio fiscale e burocratico esentando le piccole imprese dalla riscossione e dal versamento dell’IVA.

Requisiti per la regolamentazione delle piccole imprese

Per poter usufruire della regolamentazione delle piccole imprese, devono essere soddisfatte le seguenti condizioni:

  • Limiti di fatturato: Il fatturato dell’anno precedente non deve superare i 25.000 euro (fino al 2024 il limite era di 22.000 euro).
  • Start-up: Per le nuove imprese, il fatturato previsto per il primo anno viene calcolato su base annua. Se questo supera i limiti indicati, l’applicazione del regolamento è esclusa.

Vantaggi del regime per le piccole imprese

La regolamentazione delle piccole imprese comporta diversi vantaggi:

  • Nessun obbligo IVA: Le piccole imprese non indicano l’IVA sulle loro fatture e non devono presentare dichiarazioni IVA anticipate o finali. Ciò riduce notevolmente l’onere burocratico.
  • Vantaggio competitivo con i clienti privati: Poiché non viene calcolata l’IVA, i servizi possono essere offerti a prezzi più vantaggiosi, il che è particolarmente attraente per i clienti privati.
  • Contabilità semplificata: Non è necessario distinguere tra importi netti e lordi, il che semplifica la contabilità.

Svantaggi del regime per le piccole imprese

Nonostante i suoi vantaggi, il regolamento presenta anche alcuni svantaggi:

  • Nessuna detrazione dell’IVA a monte: Le piccole imprese non possono richiedere il rimborso dell’IVA inclusa nelle loro spese operative. Ciò può essere problematico soprattutto in caso di investimenti elevati.
  • Attrattiva limitata per i clienti aziendali: I clienti aziendali non possono detrarre l’IVA a monte quando collaborano con i piccoli imprenditori (Kleinunternehmer). Questo può rappresentare uno svantaggio competitivo nel settore B2B.
  • Problema di immagine: Lo status di piccola impresa segnala che l’azienda non supera determinati limiti di fatturato, il che potrebbe essere interpretato come un segno di crescita limitata.

Diritto di scelta e periodo di vincolo

Gli imprenditori possono volontariamente rinunciare all’applicazione della regolamentazione delle piccole imprese e passare alla tassazione ordinaria. Tuttavia, questa rinuncia è vincolante per almeno cinque anni.

La regolamentazione delle piccole imprese offre un’opzione sensata per le start-up e le microimprese con bassi fatturati, soprattutto nel settore dei clienti privati o nelle attività secondarie. Riduce l’onere burocratico e consente una fatturazione semplificata. Tuttavia, gli imprenditori dovrebbero valutare attentamente se la mancata possibilità di detrazione dell’IVA a monte e i potenziali svantaggi nel settore dei clienti aziendali sono sostenibili per il loro modello di business. Si raccomanda una consulenza tempestiva da parte di esperti fiscali per prendere la decisione migliore.

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La differenza tra lavoratori autonomi e liberi professionisti

In Germania esistono due tipi di lavoro autonomo: i lavoratori autonomi (Selbstständige) o più esattamente detto gli imprenditori commerciali (Gewerbetreibende) e i liberi professionisti (Freiberufler). Sebbene entrambi i gruppi lavorino in modo autonomo, ci sono importanti differenze legali e fiscali tra loro.

Definizione e campi di attività

I lavoratori autonomi (Selbstständige)/ imprenditori commerciali (Gewerbetreibende) sono imprenditori che gestiscono la propria attività e sono responsabili dell’organizzazione e amministrazione della stessa. Possono operare in vari settori e spesso offrono sia prodotti che servizi.

I liberi professionisti (Freiberufler), invece, svolgono servizi specifici. Questi includono, ad esempio, medici, avvocati, traduttori, giornalisti, artisti o coach. La loro attività si basa generalmente su qualifiche professionali specifiche o talenti creativi.

Registrazione

I lavoratori autonomi devono registrare la loro attività presso l’ufficio competente (Gewerbeamt) ai fini dell’ottenimento della licenza commerciale (Gewerbeschein). I liberi professionisti sono esenti da questo obbligo e devono solo registrarsi presso l’ufficio delle imposte.

Molti liberi professionisti, specialmente in professioni regolamentate, devono registrarsi in specifici ordini professionali. Questo vale, ad esempio, per medici o avvocati.

Differenze fiscali

La differenza più significativa tra lavoratori autonomi e liberi professionisti risiede nel trattamento fiscale:

  • Imposta sulle attività commerciali: I lavoratori autonomi sono tenuti a pagare l’imposta sulle attività commerciali (Gewerbesteuer), mentre i liberi professionisti ne sono esenti.
  • Contabilità: I lavoratori autonomi devono generalmente tenere una contabilità in partita doppia, mentre per i liberi professionisti è sufficiente un semplice conto economico (Einnahmen-Überschuss-Rechnung).
  • IVA: Entrambe le categorie devono versare l’IVA, sebbene le aliquote possano variare a seconda del servizio fornito.

Imposta sul reddito

Sia i lavoratori autonomi che i liberi professionisti sono soggetti all’imposta sul reddito. Questa è dovuta a partire da un reddito annuo di 12.096 euro (dato del 2025). L’aliquota fiscale aumenta progressivamente dal 14% fino a un’aliquota massima del 42% per redditi tra 66.761 euro e 277.825 euro. Per redditi ancora più elevati si applica un’aliquota del 45%.

La decisione se operare come lavoratore autonomo o libero professionista dipende dal tipo di attività svolta. I liberi professionisti godono di alcuni vantaggi fiscali, ma devono dimostrare determinate qualifiche. I lavoratori autonomi hanno maggiore flessibilità nella scelta della loro attività, ma sono soggetti a regole fiscali più severe. In entrambi i casi, è consigliabile ottenere una consulenza completa prima di avviare l’attività per scegliere la forma più appropriata di lavoro autonomo.

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Economia, immigrazione, reddito di cittadinanza e fisco: gli accordi di coalizione tra democristiani e socialdemocratici

Le trattative esplorative tra Unione (CDU/CSU) e Socialdemocratici (SPD) in Germania hanno raggiunto un punto di svolta importante. Dopo settimane di negoziati, le due parti hanno trovato un accordo su diverse questioni cruciali che riguardano l’economia, l’immigrazione, il reddito di cittadinanza e le politiche fiscali. Questi accordi rappresentano un passo significativo verso la formazione di un governo di coalizione (Grande coalizione).

Economia

L’obiettivo principale è quello di rafforzare la competitività economica della Germania. Per raggiungere questo scopo, Union e SPD hanno pianificato un massiccio pacchetto finanziario per infrastrutture e difesa, che dovrebbe contribuire a stimolare la crescita economica. Inoltre, si prevede una riduzione dei costi energetici di 5 centesimi per kilowattora, insieme ad altri incentivi per le imprese, che saranno discussi durante le negoziazioni di coalizione.

Immigrazione

La politica migratoria è stata uno dei punti più controversi. Union e SPD hanno raggiunto un accordo per aumentare le espulsioni alle frontiere, in coordinamento con i partner europei. I controlli alla frontiera saranno notevolmente rafforzati e il ricongiungimento familiare per i rifugiati sarà limitato. Queste misure mirano a ridurre la migrazione irregolare e a promuovere programmi di accoglienza volontaria.

Reddito di cittadinanza

Il Bürgergeld, introdotto dalla SPD, sarà riformato per incentivare più efficacemente i disoccupati a cercare lavoro anche attraverso l’inasprimento di sanzioni previste per coloro che si rifiutano di accettare delle proposte di lavoro. L’obiettivo è quello di creare un nuovo sistema di sicurezza sociale che favorisca l’occupazione e che generi risparmi significativi per il bilancio statale.

Politiche fiscali

Nell’ambito delle politiche fiscali vi sono ancora forti divergenze. Mentre l’Unione si batte per ampie riduzioni fiscali soprattutto per le imprese, la SPD vuole tassare più pesantemente i super ricchi, cosa che l’Unione rifiuta categoricamente.

Tassazione per gli italiani residenti all’estero: cosa sapere

La fiscalità per gli italiani residenti all’estero è un tema complesso che richiede attenzione a diversi aspetti, inclusi i criteri di residenza fiscale, la durata del soggiorno all’estero e le soglie di reddito rilevanti. Ecco una panoramica per chiarire i punti principali.

Quando si è soggetti all’imposizione fiscale in Italia o all’estero?

La residenza fiscale determina dove un contribuente deve pagare le imposte. Secondo l’art. 2 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi), una persona è considerata fiscalmente residente in Italia se, per la maggior parte del periodo d’imposta (183 giorni o 184 negli anni bisestili), soddisfa almeno uno dei seguenti criteri:

  • se è iscritta all’anagrafe della popolazione residente in Italia
  • se ha il domicilio in Italia (inteso come sede principale degli affari e interessi)
  • se ha la residenza in Italia (luogo di dimora abituale).

Se questi requisiti non sono soddisfatti e il contribuente si iscrive all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero), è considerato fiscalmente residente all’estero, a condizione che dimori effettivamente fuori dall’Italia per almeno 183 giorni l’anno.

Soglie di tempo rilevanti ai fini fiscali

La durata del soggiorno è cruciale per determinare la residenza fiscale. Per essere considerati residenti fiscali all’estero, bisogna:

  • risiedere e dimorare abitualmente all’estero per almeno 183 giorni l’anno.
  • iscriversi all’AIRE per lo stesso periodo.

L’iscrizione all’AIRE da sola non basta: l’Agenzia delle Entrate verifica l’effettiva permanenza all’estero attraverso controlli incrociati, come lo scambio di informazioni fiscali con altri Paesi .

Soglie di reddito rilevanti

Non esiste una soglia di fatturato specifica che determini automaticamente la tassazione in Italia o all’estero. Tuttavia:

Inoltre, per evitare la doppia imposizione, esistono convenzioni bilaterali tra l’Italia e altri Paesi che regolano la tassazione dei redditi esteri e consentono il credito d’imposta per le imposte già pagate all’estero.

Cosa succede se si rientra in Italia?

Chi rientra in Italia dopo un periodo di residenza fiscale all’estero può beneficiare di regimi agevolati. Ad esempio, i lavoratori altamente qualificati possono ottenere una riduzione della tassazione fino al 50% del reddito imponibile per un periodo limitato, purché rispettino determinati requisiti.

Consigli pratici

Per evitare problemi con il fisco italiano o estero, ecco alcune raccomandazioni:

  • Iscrizione all’AIRE: è obbligatoria per chi risiede stabilmente all’estero
  • Documentazione: conservare prove della propria permanenza all’estero (contratti di lavoro, affitti, bollette)
  • Doppia imposizione: verificare se esistono convenzioni fiscali tra l’Italia e il Paese estero
  • Consulenza fiscale: rivolgersi a un esperto per gestire situazioni complesse, come redditi prodotti in più Paesi.

La fiscalità internazionale può risultare intricata, ma comprendere i criteri fondamentali aiuta a evitare errori e sanzioni. Essere consapevoli delle regole sulla residenza fiscale e sulle soglie temporali è essenziale per una corretta gestione dei propri obblighi tributari.

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Il contenuto del presente articolo ha scopo puramente informativo e generale. Non costituisce in alcun modo consulenza fiscale, legale o professionale personalizzata. Si declina ogni responsabilità per eventuali errori, omissioni o interpretazioni errate delle informazioni fornite.Si raccomanda vivamente di rivolgersi a un commercialista o a un consulente fiscale qualificato per analizzare la propria situazione specifica e ottenere indicazioni precise in merito agli obblighi fiscali, sia in Italia che all’estero. Le normative fiscali possono variare e subire modifiche, pertanto è essenziale affidarsi a un esperto per evitare errori o sanzioni. L’autore e i soggetti collegati al presente articolo non possono essere ritenuti responsabili per eventuali conseguenze derivanti dall’uso delle informazioni qui riportate.

Oxfam shock: l’eredità nascosta dei miliardari che perpetua le disuguaglianze globali

Il nuovo rapporto di Oxfam sulla disuguaglianza, pubblicato in occasione dell’apertura dei lavori del World Economic Forum di Davos, dipinge un quadro allarmante della distribuzione della ricchezza globale e mette in luce il ruolo cruciale dell’eredità nel perpetuare le disuguaglianze economiche.

Il rapporto evidenzia come la ricchezza dei miliardari sia cresciuta in termini reali di 2.000 miliardi di dollari nel 2024, con la creazione di quattro nuovi miliardari ogni settimana. Questa concentrazione di ricchezza è particolarmente preoccupante considerando che il 44% dell’umanità vive con meno di 6,85 dollari al giorno.

Un aspetto centrale del rapporto è la critica al mito del “self-made man”. Oxfam sottolinea che molti dei cosiddetti imprenditori di successo sono in realtà beneficiari di enormi fortune ereditate. Come afferma il rapporto: “Molti dei cosiddetti ‘self-made’ sono in realtà eredi di grandi fortune, tramandate da generazioni di privilegi non guadagnati. L’eredità di miliardi di dollari non tassata è un affronto all’equità, che perpetua una nuova aristocrazia in cui la ricchezza e il potere rimangono nelle mani di pochi“.

Questa situazione è aggravata da politiche fiscali che favoriscono i più ricchi. Il rapporto critica aspramente la tassazione irrisoria o nulla delle grandi eredità, definendola “contraria a qualsiasi criterio di equità“. In Italia, ad esempio, il 7% più ricco della popolazione paga proporzionalmente meno imposte sul reddito rispetto a chi fatica ad arrivare a fine mese.

Anche l’attuale situazione economica sfavorevole della Germania è in contrasto con il trattamento fiscale vantaggioso delle grandi eredità. Nonostante l’entità delle ricchezze trasmesse annualmente (circa 300-400 miliardi di euro), le tasse di successione generano un gettito relativamente basso per lo Stato. Questo contrasto evidenzia le disuguaglianze presenti nel sistema fiscale tedesco e alimenta il dibattito sulla necessità di riforme per una maggiore equità fiscale.

Oxfam propone una serie di misure per affrontare queste disuguaglianze:

  • Aumentare il prelievo sulle grandi successioni
  • Rafforzare la cooperazione internazionale in materia fiscale
  • Introdurre forme di exit tax per contrastare gli “espatri fiscali”
  • Supportare la creazione di uno standard globale di tassazione della grande ricchezza.

Il rapporto sottolinea come queste disuguaglianze non siano solo un problema economico, ma “un male per l’umanità”. Le risorse pubbliche essenziali per migliorare l’istruzione, la sanità e creare posti di lavoro, soprattutto nei paesi più poveri, continuano a fluire verso i conti bancari più ricchi del pianeta .In conclusione, il rapporto Oxfam lancia un chiaro monito: senza un intervento deciso per riformare i sistemi fiscali e ridistribuire la ricchezza, il divario tra ricchi e poveri continuerà ad allargarsi, minando la stabilità sociale e economica globale.

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