Professore universitario a Parigi e presso la New York University, Alberto Alemanno studia, divulga, vive e pratica l’Europa da sempre. È un accademico e giurista dedito a dare voce a chi non ce l’ha. Ha insegnato a centinaia di migliaia di cittadini i loro diritti e si impegna con passione per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di impadronirsi di strumenti concreti di cambiamento sociale e democratico. Attivista, saggista e editorialista, collabora con Le Monde e Bloomberg. I suoi studi sono apparsi sull’Economist, New York Times e Financial Times. Assiste quale consulente pro bono decine di organizzazioni della società civile impegnate in campagne sociali, civili e ambientali in Europa ed è il fondatore della non-profit The Good Lobby. In virtù del suo impegno civico è stato nominato Young Global Leader dal World Economic Forum nel 2015. Diplomato di Harvard University e del Collegio d’Europa di Bruges, ha conseguito il dottorato alla Università Bocconi ed il titolo di avvocato presso lo Stato di New York. Vive in Spagna con sua moglie e ha tre figlie. Alberto chiama casa l’Europa.
Perché hai deciso di candidarti con più Europa?
In un momento di grande incertezza, stare a guardare non è più una opzione per chi come me ha lasciato il suo Paese vent’anni fa e vede la sua vita – cosi’ come quella di centinaia di migliaia di italiani e milioni di altri cittadini europei – minacciate dal vento del populismo e rigurgiti sovranisti. Sono un professore universitario che ama sporcarsi le mani, dando voce a chi non ce l’ha. Mi sembra che gli italiani residenti in Europa non abbiano voce nel nostro Paese in questo momento storico, né in quello di residenza, sia essa la Germania, il Regno Unito, la Svizzera o la Spagna (ove risiedo), o la Francia (dove lavoro).
Quale la tua idea di un’Unione Europea?
Sicuramente non un complesso di istituzioni. Piuttosto uno spazio geografico e mentale in cui milioni di cittadine e cittadini possono trovare maggiori opportunità che nel loro Paese di origine. Come ho scritto anni fa, l’Europa è un moltiplicatore di opportunità: 28 chances di trovare lavoro, un partner o comprare casa. L’idea di Europa rimane la più potente visione del nostro futuro quale continente e società. Dobbiamo tuttavia renderla più partecipata, equa e garante dei diritti e libertà che sono state conquistate nel corso del secolo scorso. Di qui il nostro movimento, Più Europa. Io vivo in Europa da quando a vent’anni una borsa di studio mi ha permesso di lasciare il quartiere popolare del Lingotto di Torino e studiare in Europa. Se oggi ho un lavoro in Francia, vivo in Spagna e formo centinaia di cittadini ai loro diritti attraverso il continente è anche grazie all’Europa. Voglia la mia storia possa essere la storia di molti.
Per cosa ti batterai una volta eletto?
Quale rappresentante delle cittadine italiane e italiani residenti in Europa, la mia priorità sarà garantire la loro libertà nel Paese di residenza così come in quello di origine, l’Italia. Esistono ancora troppi ostacoli alle nostre vite di cittadini italiani residenti in Europa, che vanno dagli ostacoli burocratici con gli uffici consolari a quelli più’ significativi riguardo il riconoscimento del lavorato maturato all’estero, le qualifiche professionali o i medesimi titoli di studio per non parlare dei diritti a pensione. Centrale sarà la idea di portabilità: le nostre vite fuori dall’Italia debbono potersi realizzare senza perdere nulla di quanto abbiamo investito e consolidato.
Cosa andrebbe cambiato nelle istituzioni europee?
Innanzitutto l’Europa non si esaurisce nelle sue istituzioni. Esse sono un mezzo per garantire un fine: il nostro pacifico benessere. Purtroppo le istituzioni sono percepite come lontane e burocratiche, cosa che ahimè corrisponde alla realtà. Tuttavia, come ho avuto modo di provare nei miei libri e lavoro quotidiano, l’Unione europea offre maggiori opportunità a noi cittadini di interagire con i decisori e mette a disposizione numerosi canali di partecipazione – quale le consultazioni pubbliche, le petizioni al Parlamento o anche la iniziative cittadine europeo, che rimangono largamente sconosciute ai più e dunque poco utilizzate. La mia battaglia è rendere tali strumenti di partecipazione più accessibile e meno legalissimi È quello che faccio con la mia organizzazione – The Good Lobby – offrendo decine di seminari gratuiti indirizzati ai cittadini europei in tutto il continente. Le istituzioni europee debbono essere sollecitate, di più’ dai molti e non dai pochi. Insomma più contatti con i cittadini che con le lobbies.
Perché votarti?
Perché il nostro approccio alla politica è inconsueto. La nostra cultura politica guarda all’impegno pubblico come un dare non un ricevere. Metterò a disposizione della cosa pubblica le mie conoscenze e prospettive variegate su cosa significhi essere cittadini italiani nello spazio europeo per assicurare che i nostri diritti e libertà vengano non solo tutelati ma anche rafforzati. E non soltanto per noi, ma anche per le generazioni future. Già oggi le mie figlie non avranno le stesse opportunità che io ho ricevuto dall’Italia e dall’Europa. Di qui il mio impegno, oggi.
Voglio essere il rappresentante di tutte e tutti coloro si sentono ancora parte dell’Italia ma al contempo percepiscono di appartenere a qualcosa di più grande, ancora indefinito, che non potrà che essere il nostro futuro insieme.
Intervista realizzata da Davide Miraglia il 19 febbraio 2018