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809.000 tedeschi sono troppo ricchi per lavorare

La ricchezza è davvero distribuita in modo così disomogeneo? Effettivamente, questa è l’ipotesi non solo di molti cittadini, ma anche di illustri economisti. Un nuovo studio rileva, infatti, che alcuni tedeschi possiedono così tanto da poter vivere benissimo di quel tanto che già hanno.

Secondo una statistica dell’Ufficio federale di statistica (Statistisches Bundesamt), sarebbero 809.000 i tedeschi che non hanno bisogno di lavorare. Queste persone hanno così tanto danaro o patrimonio che possono vivere anche senza lavorare. Ciò corrisponde a circa l’1% della popolazione totale.

Questo significa che nel 2021 il numero di coloro che possiedono una ricchezza privata tale da non dover per forza lavorare è aumentato di quasi 100.000 unità rispetto al 2020. Nel calcolo del patrimonio personale vengono computati non solo i redditi percepiti dall’individuo, ma anche le entrate derivanti da canoni di locazione, interessi, dividendi e altri tipi di rendita.

L’Ufficio federale di statistica rileva anche che la maggior parte di coloro che possono permettersi il lusso di non lavorare ha un’età compresa tra i 45 e i 65 anni.

Aggressioni a sfondo transfobico a Berlino

Lo scorso mercoledì mattina, la polizia di Berlino è stata allertata per una violenza a sfondo transfobico avvenuto in un fast food di Kreuzberg.

Una donna di 23 anni ha raccontato che, mentre era in fila ad un ristorante nella Wrangelstrasse intorno alle 11.15, ha avuto un diverbio con un uomo, che l’ha poi insultata con epiteti a sfondo transfobico e colpita alla testa.

Il colpo avrebbe strappato uno degli orecchini della donna, ferendola quindi al lobulo. Subito dopo l’attacco, l’aggressore sarebbe fuggito in direzione di Schlesisches Tor. L’indagine è in corso ed è stata presa in carico da un dipartimento di polizia specializzato dell’Ufficio statale di investigazione criminale.

Questo succede solo dopo qualche settimana da un’altra aggressione a sfondo transfobico. Questa volta la vittima è una 32enne, che si trovava su un marciapiede della Hermannstrasse intorno alle 21.40, quando lo sconosciuto l’avrebbe avvicinata e aggredita verbalmente in tedesco. La vittima non è stata in grado di riportare le parole esatte poiché non parlava il tedesco; tuttavia era abbastanza sicura che si trattasse di insulti a causa delle sue precedenti esperienze come donna trans, delle espressioni facciali e dei gesti dell’aggressore.

Quando la 32enne ha continuato a camminare, l’aggressore l’avrebbe seguita e le avrebbe sputato in faccia. Mentre la donna cercava di fuggire, l’uomo le avrebbe spruzzato in faccia una sostanza urticante. Poi è scappato.

I passanti hanno allertato la polizia e i vigili del fuoco, che sono intervenuti prestando i primi soccorsi alla vittima. La donna ferita è stata poi portata in ospedale, dal quale è stata dimessa dopo un trattamento ambulatoriale per le irritazioni agli occhi causate dallo spray urticante.

Berlino: cade l’obbligo di mascherina sui mezzi di trasporto

A Berlino, l’obbligo di indossare mascherine FFP2 su autobus, treni e tram termina il 2 febbraio. Martedì, durante la prima riunione del nuovo anno, il Senato di Berlino ha approvato una risoluzione in tal senso. Inizialmente si era discusso circa la possibilità di mantenere l’obbligo di mascherina almeno fino a metà febbraio. In accordo con il Brandenburgo, il Senato ha deciso, invece, di anticipare la data. Altri Stati federali, come la Sassonia-Anhalt e la Baviera, avevano eliminato l’obbligo di mascherina nei mezzi di trasporto locale già a dicembre. Il partito liberal-democratico di Berlino lo chiedeva già da tempo anche per la capitale, tuttavia, l’assessore per la salute Ulrike Gote dei Verdi era contraria alla caduta anticipata di tale obbligo.

Legalizzazione controllata della cannabis

Il Ministro federale della Salute Karl Lauterbach (SPD) vuole mettere al sicuro il progetto di legge sulla legalizzazione controllata della cannabis servendosi del parere degli esperti. Nei colloqui riservati con la Commissione europea è emerso che sono necessari “ottimi argomenti” per convincere la Commissione a seguire la strada intrapresa, ha dichiarato martedì a Berlino il politico della SPD.

Oltre al lavoro legislativo, dovrebbe essere commissionato un rapporto scientifico attraverso il quale è possibile dimostrare che con la legalizzazione controllata sarà possibile mettere alle strette il mercato nero non facendo aumentare allo stesso tempo il consumo nel suo complesso.

Il primo progetto di legge è previsto per la fine di marzo. Lauterbach si è detto fermamente convinto che questo possa essere presentato sulla base del rapporto scientifico. Il progetto di legge dovrebbe essere pronto entro la fine del primo trimestre del 2023. Il governo federale lo sottoporrà poi alla Commissione europea per l’approvazione di principio. Se le cose andranno bene, la bozza potrebbe arrivare al Bundestag nella seconda metà dell’anno, ha detto Lauterbach.

Alla fine di ottobre, il gabinetto aveva approvato i parametri per la „distribuzione controllata” prevista dalla coalizione. Secondo il disegno di legge, la cannabis e il suo principio attivo (THC) non dovrebbero più essere classificati legalmente come stupefacenti. L’acquisto e il possesso di un massimo di 30 grammi di marijuana dovrebbero essere depenalizzati, la coltivazione privata dovrebbe essere consentita in misura limitata e la vendita agli adulti dovrebbe avvenire in “negozi specializzati autorizzati” e possibilmente anche nelle farmacie. Inoltre, non si tratterebbe di legalizzare il mercato nero come nella soluzione olandese. Nel rapporto scientifico si prevede di coinvolgere scienziati internazionali, chiamati ad approfondire soprattutto gli aspetti medici.

Ripetizione parziale delle elezioni

A causa di numerosi disguidi, le elezioni per il Bundestag del settembre dello scorso anno saranno ripetute in 431 circoscrizioni di Berlino. La decisione è stata presa dal Bundestag nella tarda serata di giovedì con i voti dei partiti SPD, Verdi e FDP. Alla CDU/CSU e all’AfD non è andata molto bene, infatti i due partiti di opposizione volevano una ripetizione in un numero molto maggiore di circoscrizioni.

Le nuove votazioni si svolgeranno nelle circoscrizioni in cui il voto è stato interrotto a causa di disguidi elettorali, di ritardi significativi, dell’impossibilità di esprimere un voto valido a causa di schede mancanti o errate e perché alcuni seggi elettorali erano ancora aperti dopo le 18.30. Infatti, in molti luoghi, i seggi sono rimasti aperti fino a ben oltre le 18.00 per consentire a chi era in attesa di esprimere il proprio voto.

Non è chiaro quando si terrà la ripetizione (parziale) delle elezioni. I partiti del Bundestag presumono che la decisione sarà impugnata davanti alla Corte costituzionale federale. Resta da vedere quando la Corte deciderà. Anche gli effetti sulla composizione del Bundestag non sono chiari. Se l’affluenza alle urne per la ripetizione parziale delle elezioni sarà bassa, ciò potrebbe significare che un minor numero di parlamentari berlinesi sarà rappresentato nel Bundestag.

Le elezioni del Bundestag del 26 settembre 2021 sono state caotiche in molti seggi elettorali di Berlino. Ci sono state lunghe code, tempi di attesa molto lunghi, schede elettorali sbagliate o mancanti, che hanno comportato la chiusura temporanea dei seggi.

L’amministrazione era decisamente oberata di lavoro perché le elezioni si tenevano non solo per il Bundestag ma anche per i dodici parlamenti distrettuali. Come se questo non bastasse, era stato indetto anche un referendum sull’esproprio delle grandi società immobiliari. La maratona di Berlino, che si è svolta nello stesso giorno, ha reso la situazione ancora più drammatica, poiché a causa di molte strade chiuse proprio per la maratona, la consegna delle schede è stata molto onerosa.

Nella capitale, lo stesso giorno si terranno le elezioni per la Camera dei deputati di Berlino. Proprio in merito a queste elezioni, la Corte costituzionale di Berlino deciderà mercoledì prossimo. Durante l’udienza, è emerso chiaramente che il tribunale potrebbe ordinare una ripetizione completa. Il Parlamento del Land dovrà essere rieletto entro 90 giorni dall’annuncio della decisione.

Blocco dell’aumento degli affitti a Berlino

Buone notizie per gli inquilini di circa 340.000 appartamenti a Berlino: le sei società immobiliari comunali si asterranno dall’aumento degli affitti e dai recessi dei contratti di locazione per tutto il prossimo anno. Lo ha annunciato il senatore per lo sviluppo urbano Andreas Geisel (SPD). «Ho proposto alla sindaca di estendere a tutto il 2023 la moratoria sui recessi da parte delle società immobiliari comunali e di rinunciare agli aumenti degli affitti fino alla fine del 2023, come parte del pacchetto di sgravi per Berlino», ha dichiarato Geisel. 

La sindaca ha manifestato il suo consenso. In questo modo viene garantito lo sgravio per circa il 20% dei circa 1,7 milioni di famiglie di inquilini di Berlino. L’attuale affitto medio presso le compagnie comunali è di 6,29 euro al metro quadro e al mese. I Verdi hanno anche chiesto, oltre al blocco degli affitti per un anno per le società comunali, un blocco degli affitti per sei mesi valido per tutti gli inquilini in tutta la Germania.

I Verdi di Berlino chiedono un impegno anche ai proprietari privati. «La città di Potsdam ha già disposto il blocco degli affitti per la società immobiliare municipale», ha aggiunto Katrin Schmidberger, portavoce dei Verdi responsabile per gli alloggi e gli affitti. Ma anche il restante 80% delle famiglie di inquilini di Berlino dovrebbe essere tutelato. «Un congelamento iniziale degli affitti per sei mesi per tutti gli inquilini in mercati abitativi difficili sarebbe il minimo che potremmo fare», ha proseguito. 

O la coalizione di governo federale si fa carico di bloccare da sola gli affitti o gli sie chiede di concedere ai Länder una clausola di apertura nella legge federale sugli affitti: «È ora che anche le società immobiliari private facciano la loro parte », ha sottolineato Schmidberger. Accogliamo con favore la decisione del governo di rinunciare completamente, per più di un anno, agli aumenti degli affitti nelle nostre proprietà comunali. La consideriamo una reazione positiva alle nostre richieste e ci aspettiamo che l’industria immobiliare privata segua il nostro esempio», ha dichiarato Ulrike Hamann, direttore dell’Associazione degli inquilini di Berlino. 

Tuttavia l’opposizione rimane critica: «La rinuncia generalizzata agli aumenti degli affitti per le compagnie immobiliari comunali non è giusta», afferma Björn Jotzo, portavoce del gruppo parlamentare della FDP responsabile per lo sviluppo urbano e per gli affitti.“ In questo modo, sarebbero tutti i berlinesi a sostenere i costi di questa rinuncia. «Questo sgravio a favore solo di una parte degli inquilini è quindi fuori luogo. La cosa giusta da fare sarebbe alleggerire le persone in difficoltà, e farlo laddove il sussidio per l’alloggio risulti insufficiente e quindi non solo limitatamente alle compagnie comunali».

Raggiunto compromesso europeo sul tetto al prezzo del gas

Già all’inizio del summit UE di Bruxelles è apparso chiaro che la contrarietà del governo tedesco a un tetto europeo al prezzo del gas stava perdendo sempre più terreno. Il timore che ciò porti inevitabilmente a delle restrizioni nell’approvvigionamento è condiviso solo da una manciata di Stati, infatti i due terzi degli Stati dell’UE sono favorevoli. 

Dopo quasi dodici ore di tensioni e negoziati, nelle prime ore di venerdì mattina i capi di Stato e di governo dell’UE hanno raggiunto un compromesso. Tuttavia, i leader chiedono decisioni urgenti per ridurre i prezzi del gas. Ciò include un tetto massimo di prezzo per il commercio del gas e un tetto massimo di prezzo per l’uso del gas nella produzione di energia elettrica, al fine di ridurre almeno i prezzi dell’elettricità. 

Per affrontare la crisi energetica, i capi di Stato e di governo hanno anche menzionato, come possibile parte della soluzione, un fondo finanziato dal debito dell’UE. In particolare, le conclusioni del Consiglio o del vertice dell’UE parlano dell’importanza, se del caso, del raggiungimento di soluzioni comuni a livello europeo, che è meno di quanto il presidente francese Macron e il capo del governo italiano uscente Mario Draghi avessero in mente quando hanno chiesto un meccanismo di solidarietà europeo. Di fatto, i leader hanno rimandato la disputa sui nuovi debiti dell’UE al prossimo futuro. È probabile che il dibattito prenda presto un nuovo slancio. 

La Commissione europea ha appena annunciato un’analisi dell’importo aggiuntivo necessario all’UE per svincolarsi dalle forniture energetiche russe. A maggio, l’autorità aveva stimato in circa 300 miliardi di euro il programma Repower-EU per la rapida espansione dell’elettricità verde o delle infrastrutture. Tuttavia, ora come ora, questa stima non è più sufficiente. La Commissione potrebbe infatti presentare cifre concrete sulla richiesta di fondi aggiuntivi nella prima metà di novembre. 

Al termine del vertice Ue, il premier uscente Mario Draghi ha dichiarato: «Il risultato di oggi mostra che l’Europa è più unita. Nessuno di noi prima di questa riunione, specialmente dopo il vertice di Praga, poteva immaginare che arrivassimo a una decisione così unitaria su quello che oggi è il problema più importante dell’Ue (…) La decisione di questa notte ha portato ad un calo del prezzo del gas, dopo l’accordo le quotazioni hanno perso il 10% a dimostrazione che la componente speculativa è rilevante (…) Questo è il mondo in cui andava affrontata la crisi dall’inizio e si tradurrà presto in bollette più basse. Il risultato di oggi dimostra che l’Ue è più unita». Scholz ha dichiarato che il vertice ha gettato «le basi per un’azione comune». Ha sottolineato soprattutto l’esistenza di un accordo sull’acquisto congiunto di gas da parte dell’UE. L’UE dispone ora di «un’ottima tabella di marcia», ha sottolineato invece la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen. 

La Germania e gli altri oppositori di un tetto al prezzo del gas, tra cui Paesi Bassi, Austria, Ungheria e Danimarca, sono riusciti almeno a far sì che le conclusioni del summit puntassero a un maggiore impegno per il risparmio energetico. La speranza è che il prezzo del gas scenda quando la domanda diminuisce, rendendo superfluo un tetto massimo del prezzo. Inoltre, sia l’introduzione del tetto massimo del prezzo per il commercio del gas che il tetto massimo del prezzo per il mercato dell’elettricità sono legati a una serie di condizioni. Tra questi, in primo luogo, la sicurezza dell’approvvigionamento di gas nell’UE. 

La Commissione, tuttavia, rimane scettica. Teme che ciò comporti un aumento del consumo di gas e che ciò sia troppo costoso. Dopo tutto, lo Stato dovrebbe pagare la differenza tra il prezzo del mercato mondiale e il prezzo massimo del gas per i produttori di elettricità. Resta da vedere se il rudimentale tetto ai prezzi proposto dalla Commissione prima del vertice sarà sufficiente per la maggioranza degli Stati dell’UE.