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“Stai fuori!” di Alessandro Foti: l’Italia che perde i suoi giovani

Analisi dettagliata e dati aggiornati sull’emigrazione italiana giovanile: perché sempre più italiani scelgono di vivere all’estero e le conseguenze per il futuro del Paese.

Il libro “Stai fuori! Come il Belpaese spinge i giovani ad andare via” di Alessandro Foti (palermitano emigrato a Berlino), pubblicato da Edizioni Dedalo, offre un’analisi profonda e personale di un fenomeno che sta svuotando l’Italia: l’emigrazione di massa, soprattutto giovanile, che negli ultimi anni ha assunto dimensioni allarmanti. Foti, ricercatore e neoemigrante, racconta con dati, numeri e testimonianze dirette come l’Italia sia diventata un paese poco attrattivo, non solo per i propri giovani qualificati, ma quasi inesistente come meta di immigrazione.

Secondo Foti, l’ondata emigratoria italiana dal 2011 al 2022 ha visto oltre un milione e 300 mila cancellazioni dall’anagrafe italiana, una cifra paragonabile ai flussi migratori degli anni ’70. Il fenomeno non riguarda più solo i giovani meno istruiti o provenienti dalle regioni più povere, ma include una quota significativa di laureati (circa la metà dei giovani emigrati tra i 20 e 37 anni), che lasciano il paese in cerca di meritocrazia, opportunità lavorative e ambienti di ricerca più stimolanti all’estero.

Foti documenta come la fuga dei cervelli non sia quindi solo un problema di mercato del lavoro, ma anche il sintomo di un sistema accademico chiuso, poco trasparente e clientelare, dove merito e competenze spesso non sono sufficienti a garantire crescita professionale e stabilità. Il libro cita il caso della ricerca italiana, ampiamente penalizzata da tagli ai finanziamenti e meccanismi interni che favoriscono il nepotismo e il baronatismo accademico, spingendo molti talenti a cercare fortuna altrove, con grande perdita per il paese.

Un aspetto significativo che il testo mette in evidenza è la sottovalutazione statistica del fenomeno, con gli enti italiani che registrano meno espatri ufficiali rispetto a quanto evidenziato dagli uffici esteri, a causa di una mancata o ritardata iscrizione all’AIRE.

Foti sottolinea inoltre come la mobilità giovanile, se da un lato è un’opportunità di crescita, dall’altro si trasforma spesso in un esodo forzato senza ritorno, poiché l’Italia non è in grado di offrire condizioni competitive per trattenere o rientrare i propri talenti. A questa perdita numerica e culturale si aggiunge il dato demografico drammatico del paese: da decenni segnato da un saldo naturale negativo e da un progressivo invecchiamento della popolazione, soprattutto nelle regioni del Sud.

Lo stile del libro è coinvolgente, con una narrazione che parte dall’esperienza personale dell’autore, arricchita da ricerche, analisi sociali e contributi di esperti. “Stai fuori!” è un appello urgente a riconoscere la gravità del problema e a cambiare rotta, promuovendo politiche pubbliche serie che valorizzino il merito, investano in istruzione, ricerca e occupazione giovanile e rendano l’Italia nuovamente un paese attrattivo per chi vuole costruire il proprio futuro.

In sintesi, questo saggio offre una fotografia dettagliata di un’Italia che “spinge i giovani ad andare via”, e lo fa con rigore scientifico, passione politica e una denuncia lucida di ciò che manca. Un contributo indispensabile per chi vuole comprendere la reale dinamica dell’emigrazione italiana contemporanea e riflettere sul futuro del paese.

“Ultimo tango a Berlino” di Marino De Crescente (Pluriversum Edizioni)

Una storia vera: dopo una vita trascorsa a Roma, un padre decide di lasciare tutto e trasferirsi a Berlino per restare accanto al proprio figlio. Nella nuova città si confronta con un lavoro faticoso nella ristorazione, con la prospettiva di un inverno lungo e malinconico da affrontare, con un tessuto sociale complesso in cui inclusione ed esclusione convivono senza sfumature.

In queste pagine si intrecciano memoria personale e osservazione sociale: il difficile ruolo di padre separato in terra straniera, il lavoro e la quotidianità di una metropoli viva e insieme alienante. Berlino diventa così lo sfondo di una ricerca interiore, un luogo dove l’illusione della libertà e la solitudine coesistono, e dove il tango, coltivato con passione, si fa linguaggio di incontro e possibilità di relazione, ricolmo di sentimenti di malinconia e nostalgia, ma anche di passione e sensualità.

L’autore

Marino De Crescente, saggista ed estensore di decine di articoli in ambito psichiatrico e curatore di libri da sempre interessato al concetto di comunità, ha conseguito un Master of Arts in Psychoanalytic Observational Studies presso la University of East London – Tavistock Clinic. È socio fondatore e past vicepresidente dell’INDTC (International Network of Therapeutic Communities), fondatore dell’ISAP (Istituto Studi Avanzati in Psicoanalisi), dell’Associazione Françoise Dolto e della Comunità Passaggi. Da circa trent’anni lavora all’interno delle comunità terapeutiche in psichiatria e attualmente è referente per il Centro Italia dell’Associazione Mito e Realtà. È promotore del Network Psychosocial Green Care Italia. Con Alpes ha pubblicato: La politica delle comunità terapeutiche (2011); per Edup, con Luigi D’Elia, L’ambiente di comunità (2021); Confessioni di un operatore psichiatrico (2025); per Teseo, Banco a Ristoro San Calisto (2022). Ha curato per Alpes Italia: La paura, la noia, la rabbia (2017); Le dimensioni della perversione, della manipolazione e del controllo (2018); Leaders e Followers di fronte ai cambiamenti catastrofici (2019); Elogio del rischio (2020); con Fabiana Manco, La terapia globale nella comunità terapeutica (2020); Gruppi che curano, gruppi che ammalano (2021).

Tra Puglia e Berlino: un viaggio nei segreti di famiglia e nelle ombre del passato

Con Malbianco, Mario Desiati ci regala un romanzo che si muove tra le pieghe della memoria e le zone d’ombra dell’identità, portando il lettore in un Sud Italia inedito, fatto di boschi, silenzi e misteri mai del tutto svelati.

La storia segue Marco, un uomo che vive a Berlino e che, colpito da improvvisi malesseri, si vede costretto a tornare nella casa dei genitori in Puglia. Qui, tra i rami intrecciati degli alberi e i ricordi che riaffiorano, Marco si confronta con le storie taciute della sua famiglia. Un dettaglio apparentemente insignificante – la figura di un violinista nella neve – diventa la chiave per riaprire vecchie ferite e scoprire verità rimaste sepolte per generazioni.

Accompagnato dalla zia Ada e sostenuto da appunti, terapie e antiche filastrocche, Marco si immerge nella storia dei suoi avi, tra cui spicca la figura della bisnonna Addolorata, donna forte e resiliente, e i nonni segnati dalla guerra. Attraverso questi racconti, la narrazione si arricchisce di echi storici e culturali, tra cui una ninna nanna yiddish che attraversa il tempo.

Desiati costruisce un romanzo fatto di pause e attese, in cui il non detto pesa quanto le parole. Il paesaggio pugliese, lontano dalle immagini da cartolina, si trasforma in un luogo quasi magico, dove la natura sembra custodire i segreti della famiglia. La scrittura è intensa, a tratti poetica, e riesce a trasmettere il senso di smarrimento e di ricerca che accompagna il protagonista.

Il romanzo scava nel rapporto tra ciò che ricordiamo e ciò che scegliamo di dimenticare, senza mai cadere nella retorica. La narrazione, mai scontata, invita a riflettere su quanto le storie familiari possano influenzare il nostro presente e su come, a volte, sia necessario tornare indietro per poter andare avanti.

Malbianco è un’opera intensa e coinvolgente, capace di emozionare e far pensare. Un libro consigliato a chi ama le storie che scavano nell’animo umano e che non temono di affrontare le zone oscure della memoria.

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Il 27 maggio l’autore sarà a Berlino per presentare il libro presso la libreria MondoLibro

“A Berlino con David Bowie” di Francesco Bommartini in libreria dal 18 aprile

A Berlino con David Bowie di Francesco Bommartini, edito da Giulio Perrone Editore, è un viaggio personale e culturale nella capitale tedesca sulle tracce di uno dei suoi ospiti più illustri: David Bowie. Il libro si inserisce nella collana “Passaggi di dogana” e si propone come una guida narrativa, un diario di viaggio e un saggio musicale, intrecciando la storia della città con quella dell’artista inglese, in particolare durante il suo periodo berlinese tra il 1976 e il 1978.

Struttura e contenuti

Il volume si articola in una serie di capitoli che alternano la narrazione autobiografica dell’autore, le sue esperienze dirette a Berlino, e l’analisi del rapporto tra Bowie e la città. L’indice riflette questa impostazione, con sezioni dedicate sia ai luoghi simbolo di Berlino sia agli snodi fondamentali della carriera di Bowie, come la “Trilogia Berlinese” e l’influenza della scena punk e artistica locale.

Alla scoperta di Berlino

Il libro si apre con un racconto personale: la prima visita dell’autore a Berlino nel 2009, seguita da un progressivo innamoramento per la città durante i viaggi successivi. Bommartini descrive con vivacità le sue impressioni, il freddo tagliente, la maestosità della Porta di Brandeburgo e la visita all’East Side Gallery, sottolineando come la città sia ancora segnata da divisioni, nonostante la caduta del Muro.

L’autore si sofferma sulle trasformazioni urbane e sociali di Berlino, dalla gentrificazione che ha cambiato quartieri come Friedrichshain e Mitte, alla chiusura di luoghi storici come il Tacheles e il Café Sibylle. Emergono nostalgia e malinconia per una città in costante mutamento, ma anche la consapevolezza che il “sogno berlinese” di creatività e cambiamento non è ancora finito.

Berlino e Bowie: un incontro salvifico

Il cuore del libro è il racconto del periodo berlinese di David Bowie. Bommartini ricostruisce con precisione il contesto storico: Berlino Ovest negli anni Settanta, città divisa e simbolo della Guerra Fredda, ma anche rifugio per artisti e outsider. Bowie arriva a Berlino in un momento di profonda crisi personale e creativa, segnato dall’abuso di droghe e da una vita dissoluta a Los Angeles.

L’autore non si limita a una cronaca biografica, ma indaga le ragioni profonde che spinsero Bowie a scegliere Berlino: il desiderio di anonimato, la ricerca di nuovi stimoli artistici, la volontà di rinascita. La città, con il suo “vuoto” e le sue “vibrazioni underground”, diventa per Bowie un luogo di guarigione e di straordinaria creatività.

La Trilogia Berlinese e l’influenza della città

Uno dei capitoli più interessanti è dedicato ai tre album che compongono la cosiddetta “Trilogia Berlinese”: Low, “Heroes” e Lodger. Bommartini analizza come l’ambiente berlinese, la collaborazione con Brian Eno e la scena musicale locale abbiano influenzato il suono e i temi di questi dischi, considerati tra i più innovativi della carriera di Bowie.

L’autore sottolinea il ruolo di luoghi come l’appartamento di Hauptstraße 155, il quartiere di Schöneberg, e club come l’SO36, epicentro della scena punk. La narrazione si arricchisce di aneddoti, citazioni e riferimenti culturali, offrendo al lettore una mappa emotiva e musicale della Berlino di quegli anni.

Arte, letteratura e suggestioni

Bommartini amplia lo sguardo oltre la musica, esplorando il rapporto di Bowie con l’arte contemporanea, la letteratura e la cultura tedesca. Vengono citati artisti come Basquiat e Duchamp, e si riflette sull’influenza dell’espressionismo e della storia berlinese sull’immaginario bowiano. Il libro si sofferma anche su figure come Iggy Pop, compagno di avventure di Bowie a Berlino, e su altri riferimenti culturali, dalla letteratura di Aleister Crowley ai film di Nick Roeg.

Berlino oggi: eredità e trasformazioni

Nelle ultime sezioni, l’autore si interroga sull’eredità di Bowie nella Berlino contemporanea. La città è cambiata, ma resta un polo di attrazione per musicisti, artisti e creativi. Bommartini racconta la scena musicale attuale, i club, i musei e i luoghi che ancora oggi portano tracce del passaggio di Bowie, offrendo consigli e suggestioni per chi voglia esplorare la città sulle orme del Duca Bianco.

Stile e approccio narrativo

Il tono del libro è personale ma mai autoreferenziale. Bommartini alterna la narrazione in prima persona a momenti di analisi storica e musicale, mantenendo un equilibrio tra il racconto soggettivo e l’approfondimento critico. Lo stile è scorrevole, ricco di dettagli e di riferimenti, ma sempre accessibile anche a chi non sia un esperto di Bowie o della storia berlinese.

L’autore dimostra una conoscenza approfondita sia della città sia della figura di Bowie, ma evita il tono accademico o celebrativo. Al contrario, il libro si distingue per la capacità di restituire la complessità di Berlino e del suo rapporto con l’artista, senza cadere nella retorica o nel mito fine a sé stesso.

Impatto e valore

A Berlino con David Bowie si distingue nel panorama editoriale italiano per la sua capacità di raccontare una città e un artista attraverso la lente della propria esperienza, senza mai perdere di vista la dimensione collettiva e storica. Il libro è un omaggio a Berlino come luogo di trasformazione e rinascita, e a Bowie come simbolo di creatività e sperimentazione.

La narrazione di Bommartini restituisce al lettore non solo la storia di un periodo fondamentale per la musica e la cultura pop, ma anche il fascino di una città che continua a reinventarsi.

Francesco Bommartini, con A Berlino con David Bowie, offre un viaggio appassionato e documentato nella capitale tedesca, sulle tracce di uno dei suoi ospiti più celebri. Il libro è al tempo stesso una guida, un diario e un saggio, capace di coinvolgere il lettore e di restituire la complessità di un incontro – quello tra Bowie e Berlino – che ha segnato la storia della musica e della cultura contemporanea.

Consigliato a chi ama la musica, la storia urbana, e a chi vuole scoprire Berlino attraverso lo sguardo di chi l’ha vissuta intensamente, sulle orme di un artista che ha saputo trasformare la crisi in arte e la città in leggenda.

A che ci serve l’Europa?

Non c’è, dico, grande problema che possa essere ancora
affrontato seriamente con criteri e con strumenti nazionali”
Altiero Spinelli al Congresso del Partito Radicale nel 1985

A che ci serve l’Europa è un dialogo a due voci ovvero quella della storica esponente dei Radicali Emma Bonino e quella di Pier Virgilio Dastoli, presidente del Movimento Europeo e già assistente parlamentare di Altiero Spinelli alla Camera dei Deputati (1977-1983) e al Parlamento europeo (1977-1986). Il libro è arricchito anche dalla collaborazione del produttore, autore e regista Luca Cambi.

Pubblicato da Marsilio nella collana I nodi, questo testo ripercorre la storia dell’Europa, analizzandone il passato, il presente e ipotizzandone il futuro affrontando una questione fondamentale: l’utilità dell’Europa nel mondo contemporaneo.

Entrambi sostenitori convinti del progetto europeista, Emma Bonino e Pier Virgilio Dastoli intraprendono un viaggio nella memoria personale e collettiva per esplorare il ruolo e l’importanza dell’Unione Europea, offrendo le loro risposte, ricche di aneddoti e di esperienze personali, e tratteggiando un quadro complesso e sfaccettato dell’Europa di oggi.

Il libro offre anche un ritratto appassionato e avvincente di Altiero Spinelli, considerato, insieme agli altri due autori del Manifesto di Ventotene (Ernesto Rossi e Eugeni Colorni) il vero padre fondatore dell’Europa. Spinelli, con lungimiranza, ha intuito e ispirato i principi di pace e libertà insiti nel federalismo europeo su cui l’Europa si fonda ancora oggi.

Mentre l’Europa viene spesso criticata e accusata di essere distante dai problemi reali dei cittadini, gli autori ripercorrono le lotte, i progressi, le sconfitte e le conquiste che hanno caratterizzato il processo di integrazione europea.

Sebbene le visioni di Bonino e Dastoli sull’Europa non risultino affatto alternative bensì complementari, non si tratta comunque di un testo di propaganda, bensì di un sincero e aperto dialogo che mette a nudo le contraddizioni e i problemi dell’Europa, ma che allo stesso tempo ne sottolinea il valore e il potenziale.

Inoltre, la prefazione di Corrado Augias e la postfazione di Romano Prodi arricchiscono ulteriormente il contesto storico e culturale del libro. A che ci serve l’Europa invita a prendere coscienza di quanto ancora resta da fare senza per questo dimenticare l’enorme lavoro svolto finora.

Appassionato intervento pronunciato da Spinelli al Congresso del Partito Radicale italiano del 1985, dove l’autore del “Manifesto di Ventontene” chiedeva a gran voce ai Radicali e a Marco Pannella di impegnarsi anche in Europa per il progetto federalista.
Ultimo intervento di Altiero Spinelli al Parlamento Europeo
“Il grano di follia” di cui parlava Altiero Spinelli
30 anni di battaglie Radicali in Europa

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