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10 tra i migliori film tedeschi degli ultimi decenni

Con l’arrivo della neve che ci invita a restare al caldo, non c’è momento migliore per immergersi in un viaggio cinematografico. Restare a casa può diventare l’occasione perfetta per scoprire (o riscoprire) alcune delle opere più significative del cinema tedesco degli ultimi decenni. Tra drammi storici, commedie ironiche e film tecnicamente innovativi, la cinematografia tedesca ha saputo raccontare storie universali con uno stile unico, spesso intrecciando riflessioni profonde con emozioni intense.

Abbiamo selezionato dieci film imperdibili che spaziano tra i generi e i temi, ideali per accompagnarvi in queste giornate di freddo.

1. Le vite degli altri (2006)

Regia: Florian Henckel von Donnersmarck
Un dramma ambientato nella DDR, che esplora la sorveglianza della Stasi e la trasformazione morale di un ufficiale. Vincitore dell’Oscar come Miglior Film Straniero, è un capolavoro di tensione e introspezione.

2. Good Bye, Lenin! (2003)

Regia: Wolfgang Becker
Una commedia drammatica che racconta con ironia e malinconia il crollo del Muro di Berlino attraverso gli occhi di una famiglia della Germania Est. Un film che mescola abilmente storia e sentimenti personali.

3. La caduta – Gli ultimi giorni di Hitler (2004)

Regia: Oliver Hirschbiegel
Un ritratto intenso degli ultimi giorni di Adolf Hitler nel bunker, con una straordinaria interpretazione di Bruno Ganz. Il film offre una prospettiva storica potente e controversa.

4. Il nastro bianco (2009)

Regia: Michael Haneke
Ambientato in un villaggio tedesco alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, questo film esplora le radici del fascismo con una narrazione inquietante e stilisticamente impeccabile.

5. Victoria (2015)

Regia: Sebastian Schipper
Girato in un unico piano sequenza, il film segue una giovane donna spagnola coinvolta in una rapina a Berlino. Un’esperienza cinematografica unica e tecnicamente impressionante.

6. Toni Erdmann (2016)

Regia: Maren Ade
Una commedia drammatica che esplora il rapporto tra un padre eccentrico e sua figlia in carriera. Acclamato per la sua originalità e profondità emotiva, è stato candidato all’Oscar.

7. Oh Boy (2012)

Regia: Jan-Ole Gerster
Un ritratto ironico e malinconico della vita quotidiana a Berlino attraverso gli occhi di un giovane disilluso. Il film ha vinto diversi premi in Germania per la sua freschezza narrativa.

8. Soul Kitchen (2009)

Regia: Fatih Akin
Una commedia brillante ambientata ad Amburgo che celebra la diversità culturale attraverso il cibo, la musica e le relazioni umane.

9. Requiem (2006)

Regia: Hans-Christian Schmid
Basato su una storia vera, il film racconta il dramma psicologico di una giovane donna affetta da epilessia in conflitto con la religione e la scienza.

10. Niente di nuovo sul fronte occidentale (Im Westen nichts Neues, 2022)

Regia: Edward Berger
Un potente adattamento del celebre romanzo di Erich Maria Remarque, che racconta l’orrore della Prima Guerra Mondiale dal punto di vista di un giovane soldato tedesco. Il film ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui il premio Oscar per il Miglior Film Internazionale nel 2023.

Buona visione!

La serie “Der Palast” torna con una nuova generazione di talenti

La seconda stagione della serie “Der Palast” di Uli Edel (regista tedesco noto per il suo adattamento cinematografico del libro Christiane F. – Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino) è pronta a fare il suo debutto, promettendo di catturare nuovamente l’attenzione del pubblico con una trama avvincente ambientata nella Berlino post-riunificazione.

Dettagli sulla nuova stagione

La seconda stagione di “Der Palast” comprenderà sei episodi, ciascuno della durata di 45 minuti. Gli spettatori potranno godersi la serie in due modi:

Trama e ambientazione

Ambientata nel 1990, subito dopo la caduta del Muro di Berlino, la nuova stagione segue le vicende di tre giovani talenti della danza: Luise, Lukas e Karla. Questi nuovi personaggi si uniscono all’ensemble del Friedrichstadt-Palast, ignari delle sfide che li attendono, tra cui la minaccia di chiusura del teatro.

Nuovi personaggi e cast

La seconda stagione introduce un cast completamente rinnovato, con:

  • Lary Müller nel ruolo di Luise
  • Lukas Brandl nel ruolo di Lukas
  • Taynara Silva-Wolf nel ruolo di Karla
  • Jeanette Hain nel ruolo di Regina Feldmann, direttrice del balletto

Temi principali

La serie esplorerà diversi temi:

  • la lotta per mantenere vivo il Friedrichstadt-Palast in un’epoca di cambiamenti
  • le sfide personali e professionali dei nuovi membri dell’ensemble
  • il contrasto tra tradizione e innovazione nel mondo dello spettacolo

Produzione e regia

“Der Palast” è una produzione di MOOVIE GmbH e Constantin Film in collaborazione con ZDF e Global Screen. Uli Edel torna alla regia, promettendo un finale di stagione spettacolare con “un’appassionante esibizione sul più grande palcoscenico del mondo”.

La seconda stagione di “Der Palast” si preannuncia come un affascinante viaggio nella Berlino post-riunificazione, mescolando dramma personale e storico sullo sfondo dell’iconico Friedrichstadt-Palast.

L’amore proibito – Vittime queer della dittatura nazista

Da oggi, 16 gennaio, la mediateca della ZDF presenterà un documentario sulla vita della comunità LGBTI durante l’epoca nazionalsocialista. Il documentario si intitola Verbotene Liebe – Queere Opfer der NS-Diktatur (tradotto: L’amore proibito – Vittime queer della dittatura nazista) sarà trasmesso anche su ZDFinfo il 27 gennaio, in occasione della Giornata internazionale della memoria delle vittime dell’Olocausto.

Il documentario di 45 minuti di Sebastian Scherrer mostra come i nazisti inasprirono le pene e terrorizzarono le persone omosessuali. Esso non solo fa luce sui destini dei tre protagonisti queer Elli Smula, Liddy Bacroff e Rudolf Brazda, ma include anche le voci di storici e volti noti.

A proposito degli eventi del documentario, il protagonista del leggendario film Die Mitte der Welt, Jannik Schümann, dice: “Sono tutti destini che devono essere ascoltati”. “Dopo tutto, le storie delle vittime omosessuali della persecuzione non sono ancora state rese pubbliche”.

Jannik Schümann è affiancato dalle attiviste Julia Monro e Kerstin Thost. Tuttavia, non si limitano a commentare gli eventi, ma vanno alla ricerca di indizi negli archivi e parlano con diversi storici.

Il documentario non costringe i protagonisti al ruolo di vittime. Tutti e tre assumono la “paternità” di uno dei protagonisti per far luce sul loro destino. Tra questi Elli Smula, perseguitata in quanto lesbica, Liddy Bacroff, perseguitata dalle autorità in quanto “travestita”, e Rudolf Brazda, imprigionato nel campo di concentramento di Buchenwald a causa della sua omosessualità.

All’epoca, furono oltre 50.000 le persone omosessuali perseguitate, molte delle quali furono soppresse, imprigionate o uccise. Ma per quanto crudele sia stato il periodo nazista per le persone LGBTI, il documentario dimostra che alcuni sono riusciti a vivere la propria identità e ad affermarsi durante l’epoca nazista nonostante le circostanze più avverse.

E sebbene i protagonisti siano stati di fatto “vittime” del regime nazista, il documentario non li presenta nel ruolo di vittima”, ma come persone sicure di sé che hanno rifiutato di essere cambiate dal regime nazista.

Oltre alle vicende di Smula, Bacroff e Brazda, vengono messi in evidenza anche altri destini dell’epoca nazista, come quello del leader delle SA Ernst Röhm. L’ufficiale omosessuale fu assassinato nel 1934 per ordine di Adolf Hitler.

Anche Magnus Hirschfeld, ricercatore sessuale che si batté per la depenalizzazione dell’omosessualità, viene commemorato. Per i suoi sforzi fu punito dal regime nazista, con l’assalto al suo istituto.

Il documentario di ZDFinfo riesce a trovare il giusto equilibrio tra il racconto di storie personali e l’informazione fattuale sull’epoca nazista. Oltre ai protagonisti, vengono mostrati anche documenti storici da cui emergono prove scioccanti.

All’epoca, gli atti sessuali tra uomini erano etichettati come “fornicazione” e l’omosessualità come “epidemia pubblica”. Gli uomini omosessuali nel campo di concentramento erano pubblicamente stigmatizzati dal cosiddetto “triangolo rosa”. L’esperta ceca dell’Olocausto Anna Hájková sintetizza bene questo aspetto: “Le persone omosessuali incarnavano tutto ciò che i nazisti odiavano”.

Infine, si fa riferimento alla situazione delle persone queer di oggi, in quanto l’odio è di nuovo in aumento. Il documentario si conclude quindi con una frase ad effetto: l’amore non deve mai più diventare un crimine.

“The Animal Kingdom”. Sempre più disagio nei confronti dei diversi, “le creature”

Un adattamento poetico dei processi di transizione e dell’essere diversi in una società che reagisce con paura o odio alle deviazioni dalla norma.

In un futuro prossimo, una pandemia terrorizza l’umanità. Le persone colpite non sviluppano malattie polmonari, ma mutazioni inspiegabili come branchie, zanne o ali.

Anche la mamma del sedicenne Émile è affetta da questa malattia e deve essere portata di forza in un centro specialistico per essere curata. Ma durante il viaggio, lei e altri pazienti riescono a scappare dal furgone e a rifugiarsi nel bosco.

Emarginazione e odio verso se stessi

I militari impongono il coprifuoco per proteggere la popolazione e l’atmosfera nei villaggi vicini diventa sempre più ostile: compaiono graffiti che incitano all’odio contro le cosiddetti “creature” e il proprietario del bar locale distribuisce magliette ai suoi clienti per esprimere la sua disapprovazione. Un compagno di classe di Émile afferma di aver visto l’odio negli occhi di una “creatura”. Diventa chiaro come la stigmatizzazione si prenda corpo nei corpi delle persone colpite e come queste interiorizzino il disgusto per il proprio corpo.

Come fanno queste creature a liberarsi da questa spirale? Naturalmente: trovando solidarietà nella comunità e imparando insieme a sfruttare le proprie capacità.

La riflessione

“The Animal Kingdom” (titolo originale: Le règne animal) del regista Thomas Cailley, presentato a Cannes 2023 e poi nella sezione Crazies del Torino Film Festival, è una storia avvincente di transizione e diversità in una società che spesso risponde con paura e odio a ciò che è considerato “diverso”.

La pellicola, attraverso la storia di Émile e delle “creature”, invita gli spettatori a riflettere sulla stigmatizzazione e sulla ricerca di solidarietà come antidoto a una società che talvolta reagisce con intolleranza verso ciò che non comprende appieno. Il film di Cailley è emerso come un contributo significativo al mondo del cinema fantasy, dimostrando che la diversità può essere celebrata come una forza anziché temuta come una debolezza.

Le parole del regista

È proprio il regista a dichiarare “siamo gli unici esseri viventi che hanno tracciato una linea invisibile tra noi e tutto il resto che pensiamo ci appartenga e possiamo sfruttare o distruggere quanto vogliamo. Nella pellicola questa frontiera viene abbattuta e si finisce per appartenere a un mondo più ampio”. Queste parole sottolineano il nucleo concettuale del film, incentrato sulla rottura delle barriere sociali e sull’abbraccio di una visione più inclusiva del mondo.

Il regista ha anche sottolineato che “il film tratta anche il tema della coesistenza tra ciò che è normale e ciò che non lo sembra. È molto interessante parlarne in un mondo che soffre per la crisi climatica, in cui tutto sta cambiando e in cui il nostro rapporto con la natura è disturbato dal nostro modo di vivere”.