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Cosa cambierà in Germania nel 2025?

Nel 2025 entreranno in vigore numerosi cambiamenti che riguarderanno vari aspetti della vita quotidiana. Ecco una panoramica delle novità più importanti:

Lavoro e reddito

Il salario minimo legale aumenterà a 12,82 euro lordi all’ora, con un incremento di 41 centesimi. Allo stesso tempo, il limite per i mini-job salirà da 538 a 556 euro lordi.

Prestazioni sociali e tasse

  • Il reddito di cittadinanza (Bürgergeld) rimarrà invariato a 563 euro mensili per i single.
  • Il sussidio per l’alloggio (Wohngeld) aumenterà in media del 15% o di circa 30 euro al mese.
  • La soglia di esenzione fiscale salirà a 12.096 euro.

Salute e assistenza

  • La cartella clinica elettronica (ePA) sarà introdotta per tutti gli assicurati del sistema sanitario pubblico.
  • Le otturazioni in amalgama saranno vietate in tutta l’UE e non saranno più coperte dall’assicurazione sanitaria.
  • Il tasso di contribuzione all’assicurazione per la nonautosufficienza aumenterà di 0,2 punti percentuali.

Trasporti ed energia

  • L’abbonamento per i trasporti pubblici (Deutschlandticket) rimarrà in vigore, ma diventerà più costoso.
  • I prezzi di benzina, diesel ed elettricità probabilmente aumenteranno.

Economia e digitalizzazione

  • Per l’economia tedesca si prevede una crescita modesta dello 0,4%.
  • Le famiglie con un consumo di elettricità superiore a 6.000 kWh all’anno dovranno installare sistemi di misurazione intelligenti.

Questi cambiamenti mirano a migliorare la situazione economica dei cittadini, modernizzare il sistema sanitario e rispondere alle sfide attuali. Va notato, tuttavia, che alcune riforme pianificate potrebbero essere attuate solo dopo le elezioni federali di febbraio 2025, a causa della situazione politica attuale.

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Nuove agevolazioni per lavoratori impatriati

Con la legge di bilancio 2023, il Governo italiano ha introdotto una nuova disciplina agevolativa per i lavoratori impatriati, che entrerà in vigore a partire dal 1° gennaio 2024.

La nuova agevolazione prevede una detassazione del 50% del reddito di lavoro dipendente o autonomo percepito in Italia da lavoratori con elevata specializzazione o qualificazione, che trasferiscono la propria residenza fiscale nel nostro Paese.

Per beneficiare dell’agevolazione, i lavoratori devono soddisfare i seguenti requisiti:

  • Non avere avuto la residenza fiscale in Italia nei tre periodi d’imposta antecedenti a quello del trasferimento;
  • Impegnarsi a risiedere fiscalmente nel territorio dello Stato per almeno quattro anni;
  • Svolgere attività di lavoro dipendente o autonomo con elevata specializzazione o qualificazione, in uno dei seguenti settori:
    • Industria;
    • Ricerca e sviluppo;
    • Innovazione tecnologica;
    • Alta formazione;
    • Spettacolo e sport.

La detassazione del 50% si applica per i primi cinque periodi d’imposta di residenza fiscale in Italia.

In caso di presenza di figli minori, la detassazione è ridotta al 60%.

L’agevolazione è cumulabile con altre agevolazioni fiscali previste per i lavoratori impatriati, come la detrazione per i familiari a carico e la detrazione per l’abitazione principale.

La nuova disciplina agevolativa rappresenta un tentativo del Governo italiano di attrarre in Italia lavoratori altamente qualificati, in un contesto di crescente competizione internazionale.

Agevolazioni fiscali per le donazioni in Germania

Di fronte all’ulteriore aggravarsi della crisi umanitaria che vede giungere in Europa un numero sempre più alto di persone in fuga dalla guerra, chi di noi non è stato sopraffatto da un senso di impotenza e allo stesso tempo da un prepotente e urgente bisogno di volersi rendere utili. Molti di noi hanno optato per delle donazioni. E coloro che ancora indugiano, spero si convinceranno a farlo dopo avere letto questo mio breve contributo atto a far conoscere le ingenti agevolazioni fiscali che lo Stato tedesco prevede per coloro che effettuano delle donazioni nei confronti di organizzazioni no profit, di volontariato e di promozione sociale. Il fisco tedesco prevede infatti di poter dedurre dal reddito il valore del bene o della somma donata fino al 20% del reddito complessivo dichiarato. Così, per esempio, se guadagnate 30.000 euro all’anno, potrete dedurre le donazioni fino a un importo massimo di 6.000 euro (il 20% di 30.000 euro) come spese speciali (Sonderausgaben). Se in un anno avete donato più della soglia massima prevista (ovvero più del 20% dell’importo totale del reddito), è possibile riportare l’importo in eccesso all’anno successivo. Se non si vogliono effettuare donazioni in denaro, è possibile anche fare donazioni in natura. Infatti anche il tempo investito nel volontariato è deducibile come donazione. Ovviamente il fisco non impone l’obbligo di dichiarare le donazioni, ma, come abbiamo visto, è comunque molto conveniente farlo, poiché, andando ad incidere proprio sulla base imponibile, ciò può davvero ridurre notevolmente le vostre imposte sul reddito. 

Affinché una donazione sia deducibile, deve essere devoluta a un’organizzazione che persegua dei fini per i quali la legge preveda un regime fiscale agevolato (scopi di interesse sociale, filantropici e religiosi) e che abbia sede in Germania o nell’Unione Europea. In questo ultimo caso, però, devono essere soddisfatti ulteriori requisiti affinché la donazione venga riconosciuta come deducibile. Tali organizzazioni sottoposte a regime fiscale agevolato includono, per esempio, associazioni senza scopo di lucro, fondazioni, ma anche partiti politici. Questi ultimi, tuttavia, godono di uno status speciale nel diritto tributario, ma mi riservo di approfondire questo aspetto in un apposito articolo. Come spese speciali (Sonderausgaben) non possono tuttavia essere dedotte le quote associative di associazioni che perseguono principalmente scopi ricreativi, come club sportivi, associazioni di promozione della tradizione locale e simili.

Per qualsiasi tipo di donazione che ecceda l’importo di 300 euro è bene farsi rilasciare sempre una ricevuta. Dal 2017 non è più necessario inviare le ricevute e gli attestati delle donazioni direttamente al Finanzamt. Ma ciò non significa che non vi sia più l’obbligo di rendicontazione, infatti il Finanzamt potrà richiedervi le ricevute e gli attestati in qualsiasi momento, salvo che il destinatario della donazione non abbia già provveduto a trasmetterli per via elettronica alle autorità fiscali.

Dal 2021, nei casi di seguito elencati, ai fini della rendicontazione sarà sufficiente una semplice ricevuta di avvenuto pagamento nel caso in cui si sia pagato in contanti, o altrimenti l’estratto conto, la ricevuta di addebito o una semplice stampa effettuata dalla propria stampante in caso di online banking:
– Donazioni per aiuti in caso di calamità naturali (anche oltre i 300€);
– Donazioni fino a 300 euro a associazioni che perseguono scopi di interesse sociale;
– Donazioni fino a 300 euro a enti statali;
– Donazioni fino a 300 euro a partiti politici.
Per le donazioni superiori a 300 euro, è sempre necessario un attestato di donazione rilasciato dal beneficiario della donazione (eccezion fatta per gli aiuti in caso di calamità naturali). Riceverai l’attestato dal beneficiario della donazione, che può anche inviarlo direttamente al Finanzamt per via elettronica.

Beh, adesso che aspettate? Non vi sono più scuse per indugiare ancora. Di seguito una breve lista di alcune organizzazioni attive nella crisi umanitaria in corso in Ucraina:

Germania: paradiso fiscale per gli eredi?

Per gli eredi, la Germania sembra essere un vero e proprio paradiso fiscale. Mentre sull’appartamento di una zia il fisco incassa circa il 30 % di tasse, i circa 600 grandi ereditieri che nel 2018 hanno ereditato o ricevuto una donazione di più di dieci milioni di euro hanno pagato solo una media del 5% di tasse. Due terzi dei quasi 40 cittadini che hanno ereditato 100 milioni di euro non hanno pagato alcuna tassa. Coloro che invece hanno ricevuto una donazione di almeno 100 milioni nel 2018 hanno pagato in media solo una tassa dello 0,2%. Per la serie, chi più eredità meno paga. Uno dei motivi che danno corpo a questi privilegi sta nel fatto che i grandi patrimoni sono spesso ereditati sotto forma di partecipazioni societarie. Questo è ciò che emerge da una interpellanza parlamentare del Partito Die Linke lo scorso dicembre. Per i redditi da lavoro, invece, il fisco si accaparra fino al 45%. Ciò rappresenta non solo un’aberrazione economica bensì anche un forte squilibrio sociale. La promessa dell’economia sociale di mercato è che tutti possono arrivare molto in alto accumulando un loro patrimonio attraverso i propri sforzi e i propri meriti. In un certo senso la Germania ha affrontato abbastanza bene questo problema attraverso il suo sistema di tassazione progressiva per i redditi da lavoro, la situazione risulta tuttavia catastrofica per quello che concerne le successioni. In teoria, l’eredità rappresenterebbe un reddito una tantum, tuttavia questa viene tassata con un’aliquota molto più bassa. Gran parte della ricchezza in Germania non è prodotta dai suoi stessi detentori, ma proviene proprio dalle successioni.

Nel 2020 è stato ereditato l’ammontare di circa 400 miliardi di euro, somma che corrisponde al 13% del totale della produzione economica annuale in Germania e che supera di molto i 362 miliardi di euro del bilancio federale di quest’anno. “Il divario di ricchezza tra coloro che ereditano e coloro che rimangono a mani vuote si sta sempre più allargando”, ha spiegato Markus Grabka del DIW (Istituto tedesco per la pianificazione economica), perché la somma media dell’eredità aumenta ogni anno. In quasi nessun altro paese viene ereditata così tanta ricchezza come in Germania. E la beffa è che nello stesso anno l’erario ha incassato solo 6,99 miliardi di euro in tasse di successione, ovvero neanche il 2% della somma complessiva ereditata. In un confronto europeo questa somma risulta essere davvero molto bassa. Considerato che solo 123.792 successioni erano effettivamente tassabili, l’aliquota fiscale media che ne risulta va dall’1,7% al 3,5%. La maggior parte, infatti, beneficia di franchigie elevate che vanno fino ai 500.000 euro e di agevolazioni fiscali per le donazioni ante mortem. In media, un erede in Germania eredita 171.000 euro. Ma c’è da dire che le eredità sono anche distribuite in modo molto inequo: solo circa la metà dei tedeschi può contare su un lascito. Di questi, il 10% eredita circa la metà della ricchezza che viene trasmessa ogni anno in Germania, mentre il restante 90% si divide l’altro 50%. Tutti gli altri, ovvero il restante 50% della popolazione, vive in famiglie che a malapena guadagnano il minimo per vivere o addirittura nemmeno quello, non avendo quindi alcuna possibilità di accumulare ricchezza o di ereditare qualcosa in futuro. Il risultato è che in quasi nessun altro paese dell’UE (ad eccezione dell’Italia) i patrimoni personali sono distribuiti in modo così inequo come in Germania, dove, è ben ricordarlo, solo il 10% della popolazione possiede un terzo di tutta la ricchezza. Di conseguenza la ricchezza rimane concentrata nelle famiglie benestanti. Chi non ha nulla non ha quasi nessuna possibilità di accumulare ricchezza. Gli esperti consigliano quindi già da tempo non solo di creare più pari opportunità nell’istruzione e nel lavoro, ma ritengono necessaria e urgente anche una riforma dell’imposta di successione. Fino ad oggi, la maggior parte delle eredità può essere trasferita senza tasse a causa delle alte franchigie. Persino i patrimoni molto ingenti rimangono esentasse se dichiarati come beni aziendali. Complessivamente lo Stato tedesco incassa quindi ben poche tasse dai patrimoni: in Gran Bretagna, Francia o Stati Uniti si incassa quattro volte di più che in Germania. Questo non solo riduce la coesione sociale, ma smorza anche la crescita economica. Questa è la conclusione alla quale arriva l’OCSE, un’organizzazione che non è certo sospettata di essere a sostegno di un’eccessiva redistribuzione.

Una tassa di successione progressiva (con generose franchigie) potrebbe contribuire a compensare lo squilibrio creato dalla lotteria della vita. Con questi soldi, le strutture sociali, le scuole e gli asili potrebbero finalmente essere adeguatamente attrezzati in modo che tutte le persone, indipendentemente dal loro background familiare, abbiano le giuste opportunità per condurre una vita autodeterminata. Una tassa di successione degna di questo nome non sarebbe certo la soluzione di tutti i problemi sociali, ma quantomeno sarebbe un inizio nella giusta direzione. È giunto il momento di mettere in discussione i privilegi garantiti finora. Già nel 2008 Jens Beckert, direttore del Max Planck Institute for the Study of Societies, e l’esperto finanziario Stefan Homburg dell’Università di Hannover avevano sostenuto che le eredità dovrebbero essere considerate dal fisco come un reddito una tantum e quindi tassate di conseguenza prevedendo anche una franchigia di 60.000 euro a persona. In questo modo un erede non risulterebbe favorito rispetto a qualcuno che ha guadagnato la sua ricchezza con i propri sforzi. 

Una riforma della tassa di successione sarebbe quindi assolutamente urgente. Nel complesso gli economisti tedeschi concordano sul fatto che la tassa di successione andrebbe urgentemente riformata. In un sondaggio condotto dall’Istituto Ifo nel 2017, più di due terzi degli economisti intervistati erano a favore a ché l’imposta di successione avesse più peso nel gettito fiscale totale. In altre parole, una tassa più alta sui lasciti dovrebbe essere compensata da agevolazioni fiscali in altri settori. Anche il capo della Allianz Bäte chiede una tassa di successione più alta. La ricchezza oggi proverrebbe principalmente dalle eredità e non dal reddito, dice Bäte. La discussione sull’imposta di successione è, tuttavia, una discussione emotivamente carica. I sostenitori di una tassa più alta vedono le eredità come una ricchezza che un erede non ha affatto contribuito a creare. Gli oppositori della tassa sostengono invece che una tassa sulle successioni significherebbe che la ricchezza guadagnata e già ampiamente tassata verrebbe tassata una seconda volta. Ma questo argomento della doppia tassazione è un non argomento poiché tutti noi paghiamo continuamente delle tasse sul nostro reddito già tassato, come l’IVA, la tassa sul tabacco o la tassa sull’elettricità. Perché le eredità dovrebbero costituire un’eccezione?

Anche da una prospettiva liberale la tassa di successione è tra le più giuste delle tasse. Perché in effetti l’eredità non risponde affatto ad un principio meritocratico, ma più semplicemente alla fortuna di provenire da una famiglia agiata. Da un punto di vista liberale, la fortuna non dovrebbe essere premiata attraverso una detassazione. Quindi, tassare l’eredità è chiaramente preferibile rispetto alla tassazione di altri oggetti fiscali come il lavoro o il consumo, che hanno invece in sé uno stimabile valore sociale ed economico. Un aumento dell’imposta di successione a fronte di una detassazione del lavoro rafforzerebbe il sistema economico tedesco e rappresenterebbe un importante argine alla pericolosa e sempre più dilagante forbice sociale.