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BSW contesta i risultati elettorali: Sahra Wagenknecht critica voto all’estero e sondaggi

Sahra Wagenknecht, leader del BSW (Alleanza Sahra Wagenknecht), sta Sahra Wagenknecht, leader del BSW (Alleanza Sahra Wagenknecht), sta considerando di impugnare i risultati delle elezioni tedesche del 23 febbraio 2025. Il partito ha ottenuto il 4,97% dei voti, mancando per poco la soglia del 5% necessaria per entrare nel Bundestag.

Le motivazioni per contestare i risultati sono principalmente legate a problemi procedurali e di comunicazione. In particolare, Wagenknecht mette in dubbio la regolarità del voto all’estero, dove molti elettori tedeschi hanno segnalato difficoltà nel ricevere le schede elettorali in tempo. Queste irregolarità, come ad esempio lo sciopero postale in Belgio che ha ritardato la consegna delle schede, potrebbero aver influenzato negativamente il risultato del partito.

Inoltre, Wagenknecht critica i sondaggi pre-elettorali, sostenendo che abbiano sottostimato i consensi del BSW, potenzialmente scoraggiando alcuni elettori. Questo, combinato con una copertura mediatica che il partito ritiene essere stata sfavorevole, ha contribuito a creare un’immagine negativa del BSW, influenzando così il voto finale.

Nonostante la delusione, Wagenknecht sottolinea che il risultato del BSW è il migliore mai ottenuto da un nuovo partito alla sua prima elezione federale.

Elezioni tedesche 2025: CDU vince, Die Linke e AfD stravincono, SPD crolla, FDP e BSW fuori dal Parlamento

Le elezioni federali tedesche del 23 febbraio 2025 hanno segnato un importante cambiamento nel panorama politico del paese. L’Unione Cristiano-Democratica (CDU/CSU), guidata da Friedrich Merz, ha registrato una modesta crescita, mentre l’ultradestra di Alternative für Deutschland (AfD) ha raddoppiato i suoi voti rispetto alle ultime elezioni del 2021 . La sorpresa più grande è stata il successo inaspettato della Linke e l’esclusione dei liberaldemocratici (FDP) dal Bundestag.

Risultati principali

  • CDU/CSU: 28,6% (2021: 24,1%)
  • AfD: 20,8% (2021: 10,4%)
  • SPD: 16,4% (2021: 25,7%)
  • Verdi: 11,6% (2021: 14,7%)
  • Die Linke: 8,8% (2021: 4,9%)
  • FDP: 4,3% (2021: 11,4%)

L’affluenza alle urne è stata dell’84%, la più alta dalla Riunificazione del 1990.

Il trionfo inaspettato della Die Linke

Die Linke ha sorpreso tutti con un notevole aumento di voti, passando dal 4,9% del 2021 all’8,8% nel 2025. Questo risultato rappresenta una vera e propria “resurrezione” per il partito, che solo poche settimane prima delle elezioni era dato per spacciato nei sondaggi. Il successo inaspettato della Die Linke è attribuito in gran parte alla sua efficace campagna elettorale, che si è concentrata principalmente sul tema abitativo. Infatti la Linke ha proposto politiche molto concrete per affrontare la crisi abitativa, tra cui controlli più stringenti sugli affitti, maggiori investimenti nell’edilizia popolare e misure per contrastare la speculazione immobiliare. Queste proposte hanno attirato l’attenzione di molti elettori, specialmente nelle aree urbane dove i problemi abitativi sono più acuti. Il successo del partito tra i giovani è sotto gli occhi di tutti: nella fascia d’età 18-24 anni, la Linke ha ottenuto il 25% dei voti, diventando la forza politica più votata in questa fascia d’età.

    Il focus sul tema abitativo, combinato con una campagna digitale innovativa, ha permesso alla Linke di distinguersi dagli altri partiti e di attrarre voti che tradizionalmente andavano ai verdi o ai socialdemocratici. 

    La FDP fuori dal Bundestag

    In netto contrasto con il successo della Die Linke, l’FDP non è riuscito a superare la soglia del 5% necessaria per entrare in Parlamento, ottenendo solo il 4,3% dei voti. Questo risultato rappresenta una così sonora sconfitta, da provocare le dimissioni del segretario Lindner.

    La vittoria relativa della CDU

    Sebbene la CDU/CSU abbia ottenuto la maggioranza relativa con il 28,6% dei voti, è importante notare che questo risultato rappresenta solo un modesto aumento rispetto al 24,1% ottenuto nel 2021. La vittoria della CDU deve essere vista nel contesto di un panorama politico frammentato, dove nessun partito ha ottenuto una maggioranza assoluta.

    Implicazioni per il futuro governo

    La composizione del nuovo Bundestag, con solo cinque partiti rappresentati, offre alla CDU/CSU e alla SPD la possibilità di formare una “Grande Coalizione” con una maggioranza di 328 seggi su 629. Tuttavia, la formazione del governo potrebbe rivelarsi complessa, data la significativa presenza dell’AfD come seconda forza parlamentare e il crollo della SPD.

    Reazioni internazionali

    La vittoria di Merz e della CDU ha suscitato reazioni contrastanti a livello internazionale. Mentre molti leader mondiali si sono congratulati con il probabile futuro cancelliere, altri hanno espresso preoccupazione per l’ascesa dell’AfD. Antonio Costa, Presidente del Consiglio Europeo, ha espresso entusiasmo per la collaborazione con Merz per un’Europa più prospera e indipendente. Il presidente Donald Trump ha elogiato la vittoria dei conservatori tedeschi, attribuendola in parte alla sua influenza. Il presidente Volodymyr Zelensky ha invece evidenziato la disponibilità di Kiev a collaborare per la sicurezza europea.

    Preoccupazioni per l’ascesa dell’AfD

    L’aumento significativo dei voti per l’AfD ha sollevato preoccupazioni in molti paesi. Josef Schuster, capo del Consiglio centrale degli ebrei in Germania, ha espresso allarme per il fatto che un quinto degli elettori tedeschi abbia sostenuto un partito con tendenze estremiste di destra.

    Sfide future

    Friedrich Merz, probabile futuro cancelliere, dovrà affrontare la complessa sfida di formare un governo di coalizione, rivitalizzare la più grande economia europea e navigare in un complesso panorama geopolitico.

    Le elezioni tedesche del 2025 hanno dimostrato un chiaro spostamento verso destra dell’elettorato, con l’ascesa dell’AfD che rimane un tema di preoccupazione per molti osservatori internazionali. Allo stesso tempo, il successo inaspettato della Linke e l’esclusione della FDP dal Parlamento sottolineano la volatilità e l’imprevedibilità dell’attuale scenario politico tedesco.

    Elezioni federali in Germania: proposte e sfide dei partiti per il futuro del paese

    La Germania si appresta a vivere un momento cruciale della sua storia politica recente con le elezioni federali in programma domenica 23 febbraio 2025. In un contesto di crescente incertezza economica e tensioni sociali, i principali partiti tedeschi si confrontano con proposte e visioni spesso contrastanti sul futuro del paese.

    I democristiani (CDU/CSU), pur cercando di distanziarsi dall’era Merkel, mantengono una linea di continuità su molti temi. Il partito punta su un programma di riforme strutturali per rilanciare la competitività dell’economia tedesca, messa a dura prova negli ultimi anni dalla concorrenza internazionale e dalle sfide della transizione energetica. Allo stesso tempo, la CDU propone una svolta nella politica migratoria, tema sempre caldo nel dibattito pubblico tedesco, con l’obiettivo di regolamentare in modo più stringente i flussi migratori.

    Sul fronte opposto, i socialdemocratici (SPD) si trovano in una posizione delicata. Dopo il fallimento della coalizione “semaforo” con verdi e liberaldemocratici, i socialdemocratici cercano di riconquistare la fiducia degli elettori puntando su temi sociali come il lavoro e il welfare. Tuttavia, il partito fatica ancora a definire una propria identità chiara e distintiva, oscillando tra posizioni più moderate e spinte più progressiste.

    I verdi, nonostante le difficoltà incontrate durante la partecipazione al governo uscente, mantengono al centro della loro agenda la lotta al cambiamento climatico e la transizione ecologica. Il partito ambientalista propone misure più incisive per ridurre le emissioni di CO2 e accelerare la transizione verso le energie rinnovabili, pur dovendo fare i conti con le resistenze di parte dell’opinione pubblica e del mondo industriale.

    Un elemento di forte preoccupazione in queste elezioni è rappresentato dalla crescita nei sondaggi dell’Alternativa per la Germania (AfD). Il partito di estrema destra punta su temi come l’immigrazione e la sicurezza, cavalcando il malcontento di una parte della popolazione verso le politiche dell’Unione Europea e la gestione dei flussi migratori. La possibile affermazione dell’AfD rappresenta una sfida per l’intero sistema politico tedesco, tradizionalmente caratterizzato da una forte stabilità e dalla marginalizzazione delle forze estremiste.

    Tra i partiti minori, i liberaldemocratici (FDP) si propongono come possibile ago della bilancia in future coalizioni, puntando su un programma di riforme economiche e di rilancio della competitività. La Sinistra (Die Linke) si concentra invece su temi sociali come il controllo degli affitti e l’aumento delle pensioni, cercando di intercettare il voto di protesta nelle aree più svantaggiate del paese.

    Una novità di queste elezioni è rappresentata dall’Alleanza Sahra Wagenknecht (BSW), formazione politica guidata dall’ex esponente della Linke che propone un mix di politiche sociali progressiste e posizioni conservatrici su temi come l’immigrazione e la sicurezza.

    Il panorama politico che emerge alla vigilia del voto è quindi estremamente frammentato e incerto. Le tradizionali alleanze sembrano non essere più sufficienti per formare maggioranze stabili, e si profilano scenari di difficili negoziati post-elettorali. In questo contesto, sarà cruciale la capacità dei partiti di costruire ponti e trovare compromessi, in un momento in cui la Germania, e l’Europa intera, hanno bisogno di stabilità e leadership.

    L’esito di queste elezioni avrà ripercussioni non solo sulla politica interna tedesca, ma anche sugli equilibri europei e internazionali. La Germania, principale economia dell’Unione Europea, si trova infatti a dover affrontare sfide cruciali come la transizione ecologica, la digitalizzazione e il mantenimento della propria competitività in un contesto globale sempre più complesso e conflittuale.

    In conclusione, le elezioni del 23 febbraio rappresentano un momento di svolta per la Germania. Dal voto emergerà non solo la nuova composizione del Bundestag, ma anche la direzione che il paese intende prendere di fronte alle sfide del XXI secolo. Sarà compito dei leader politici tradurre le promesse elettorali in azioni concrete, cercando di conciliare le diverse istanze emerse dalla campagna elettorale con le necessità di un paese che rimane centrale nello scacchiere europeo e mondiale.

    Italia, un Paese che perde i giovani: 750.000 in meno in dieci anni

    L’Italia sta affrontando una crisi demografica senza precedenti, con un esodo giovanile che ha ridotto di 750.000 unità (-5,8%) la popolazione tra i 15 e i 34 anni nell’ultimo decennio. Questo fenomeno, particolarmente acuto nel Mezzogiorno, riflette problematiche strutturali che minacciano la sostenibilità socioeconomica del paese.

    Un’emorragia generazionale senza freni

    Il calo colpisce in modo disomogeneo:

    • Nord Italia: lieve aumento (+46.821 nel Nord-est, +55.420 nel Nord-ovest), sostenuto da immigrazione e flussi interni dal Sud.
    • Mezzogiorno: crollo del 14,7% (-730.756 giovani), con picchi del 20% in province come Sud Sardegna e Isernia.

    Le radici del problema

    Mercato del lavoro e istruzione alimentano un circolo vizioso:

    Divari educativi aggravano la situazione:

    Conseguenze a catena

    L’esodo ha effetti demografici ed economici drammatici:

    Questi dati tracciano un’Italia sempre più divisa, dove la fuga dei giovani rischia di cristallizzare squilibri secolari. Senza politiche strutturali su lavoro, formazione e sostegno alla natalità, il paese rischia di accelerare il proprio declino demografico ed economico.

    Trattenimenti dei migranti in Albania non convalidati

    La Corte d’Appello di Roma ha deciso di non convalidare il trattenimento dei 43 migranti trasferiti nel centro di permanenza per il rimpatrio (CPR) di Gjader, in Albania. Questa decisione rappresenta un nuovo capitolo nel dibattito sull’efficacia e la legittimità della strategia del governo italiano per la gestione dei flussi migratori, che prevede il trasferimento dei richiedenti asilo in Albania come parte di un accordo bilaterale.

    La decisione della Corte

    I giudici hanno sospeso il giudizio in attesa della pronuncia della Corte di Giustizia Europea, prevista per il 25 febbraio, sulla questione dei cosiddetti “Paesi sicuri”. Secondo quanto stabilito dalla Corte d’Appello, l’impossibilità di rispettare i termini legali per la convalida del trattenimento (48 ore dal fermo e ulteriori 48 ore per la convalida) ha reso necessaria la liberazione dei migranti. Di conseguenza, i 43 cittadini – principalmente provenienti da Egitto e Bangladesh – saranno riportati in Italia entro domenica 2 febbraio.

    Un precedente consolidato

    Questa è la terza volta che i giudici italiani respingono il trattenimento nei centri albanesi. Già in ottobre e novembre 2024, decisioni analoghe avevano portato alla liberazione di altri gruppi di migranti. Nonostante il governo Meloni abbia modificato le procedure trasferendo la competenza dai tribunali civili alle Corti d’Appello, l’esito non è cambiato. I magistrati hanno ribadito che l’accordo con l’Albania non può superare i limiti imposti dal diritto europeo e italiano, soprattutto in relazione alla protezione internazionale e ai diritti umani.

    Le critiche alla strategia del governo

    La mancata convalida rappresenta un duro colpo per il governo italiano, che aveva promosso l’accordo con l’Albania come una soluzione innovativa per gestire i flussi migratori. Tuttavia, associazioni e ONG hanno denunciato ripetutamente le violazioni dei diritti fondamentali derivanti da questa pratica, sottolineando come le procedure accelerate compromettano il diritto alla protezione internazionale. Inoltre, la scelta di trasferire i richiedenti asilo fuori dall’Italia è stata definita arbitraria e inefficace.