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L’amore proibito – Vittime queer della dittatura nazista

Da oggi, 16 gennaio, la mediateca della ZDF presenterà un documentario sulla vita della comunità LGBTI durante l’epoca nazionalsocialista. Il documentario si intitola Verbotene Liebe – Queere Opfer der NS-Diktatur (tradotto: L’amore proibito – Vittime queer della dittatura nazista) sarà trasmesso anche su ZDFinfo il 27 gennaio, in occasione della Giornata internazionale della memoria delle vittime dell’Olocausto.

Il documentario di 45 minuti di Sebastian Scherrer mostra come i nazisti inasprirono le pene e terrorizzarono le persone omosessuali. Esso non solo fa luce sui destini dei tre protagonisti queer Elli Smula, Liddy Bacroff e Rudolf Brazda, ma include anche le voci di storici e volti noti.

A proposito degli eventi del documentario, il protagonista del leggendario film Die Mitte der Welt, Jannik Schümann, dice: “Sono tutti destini che devono essere ascoltati”. “Dopo tutto, le storie delle vittime omosessuali della persecuzione non sono ancora state rese pubbliche”.

Jannik Schümann è affiancato dalle attiviste Julia Monro e Kerstin Thost. Tuttavia, non si limitano a commentare gli eventi, ma vanno alla ricerca di indizi negli archivi e parlano con diversi storici.

Il documentario non costringe i protagonisti al ruolo di vittime. Tutti e tre assumono la “paternità” di uno dei protagonisti per far luce sul loro destino. Tra questi Elli Smula, perseguitata in quanto lesbica, Liddy Bacroff, perseguitata dalle autorità in quanto “travestita”, e Rudolf Brazda, imprigionato nel campo di concentramento di Buchenwald a causa della sua omosessualità.

All’epoca, furono oltre 50.000 le persone omosessuali perseguitate, molte delle quali furono soppresse, imprigionate o uccise. Ma per quanto crudele sia stato il periodo nazista per le persone LGBTI, il documentario dimostra che alcuni sono riusciti a vivere la propria identità e ad affermarsi durante l’epoca nazista nonostante le circostanze più avverse.

E sebbene i protagonisti siano stati di fatto “vittime” del regime nazista, il documentario non li presenta nel ruolo di vittima”, ma come persone sicure di sé che hanno rifiutato di essere cambiate dal regime nazista.

Oltre alle vicende di Smula, Bacroff e Brazda, vengono messi in evidenza anche altri destini dell’epoca nazista, come quello del leader delle SA Ernst Röhm. L’ufficiale omosessuale fu assassinato nel 1934 per ordine di Adolf Hitler.

Anche Magnus Hirschfeld, ricercatore sessuale che si batté per la depenalizzazione dell’omosessualità, viene commemorato. Per i suoi sforzi fu punito dal regime nazista, con l’assalto al suo istituto.

Il documentario di ZDFinfo riesce a trovare il giusto equilibrio tra il racconto di storie personali e l’informazione fattuale sull’epoca nazista. Oltre ai protagonisti, vengono mostrati anche documenti storici da cui emergono prove scioccanti.

All’epoca, gli atti sessuali tra uomini erano etichettati come “fornicazione” e l’omosessualità come “epidemia pubblica”. Gli uomini omosessuali nel campo di concentramento erano pubblicamente stigmatizzati dal cosiddetto “triangolo rosa”. L’esperta ceca dell’Olocausto Anna Hájková sintetizza bene questo aspetto: “Le persone omosessuali incarnavano tutto ciò che i nazisti odiavano”.

Infine, si fa riferimento alla situazione delle persone queer di oggi, in quanto l’odio è di nuovo in aumento. Il documentario si conclude quindi con una frase ad effetto: l’amore non deve mai più diventare un crimine.

PRESENTAZIONE DEL LIBRO «IL LUNGO “INVERNO DEMOCRATICO” NELLA RUSSIA DI PUTIN» A CURA DI YURI GUAIANA, CON PREFAZIONE DI EMMA BONINO

Il 23 marzo l’associazione Ariadne | Rete Italia Berlino e.V. presenterà all’800A di Berlino il libro

«Il lungo “inverno democratico” nella Russia di Putin» (Diderotiana Editrice)
A cura di Yuri Guaiana
Prefazione di Emma Bonino

copertina del libro

Saranno presenti il curatore Yuri Guaiana* e Marco Ferraro (ricercatore, esperto relazioni UE-Ucraina);
modera Serena Manno (vicepresidente dell’associazione Ariadne | Rete Italia Berlino e.V.)

Come scrive  Emma Bonino  nella prefazione «Questo è un libro ben pensato, scritto in modo gradevole ed elegante […] Sono pagine che ricostruiscono un pezzo di storia radicale e della nostra costante attenzione per i diritti umani in Russia, come in qualunque altra parte del mondo, ma anche una vicenda storica, politica e umana tanto tragica quanto cruciale per comprendere il momento politico che stiamo vivendo. Questo libro dovrebbero leggerlo tutti, ma soprattutto coloro i quali ritengono che il nostro futuro sia a Est, tra Visegrád e Mosca. Il prezzo da pagare per i loro sogni (e gli incubi di tutti gli altri) lo scopriamo proprio tra queste pagine

Un estratto dall’introduzione del libro:

«I diritti gay sono diritti umani e i diritti umani sono diritti gay»,
affermava il Segretario di Stato americano, Hillary Clinton, all’ONU
in occasione della giornata mondiale dei Diritti Umani del 2011.
Solo cinque mesi dopo Vladimir Putin iniziava la sua terza presidenza
consolidando una svolta illiberale che farà dell’avversione ai diritti
LGBTI un’arma per il consolidamento del proprio regime, all’interno,
e per attaccare il concetto di universalità dei diritti umani e quindi i
valori occidentali, all’esterno, come illustra Yuri Guaiana – curatore
del libro – in uno dei saggi. Se a questo si aggiunge – come spiega
Mauro Voerzio, responsabile italiano di stopfake.org – l’uso strategico
della disinformazione volto a far collassare il progetto europeo per
sostituirlo con un’Eurasia a guida russa, si comprende l’importanza di
conoscere meglio la Russia putiniana e comprenderne l’azione internazionale.

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*Yuri Guaiana: attivista radicale per i diritti umani. Nel 2011 diventa Segretario dell’Associazione Radicale Certi Diritti di cui ora è Presidente. Dal 2013 è membro del Board di ILGA-Europe. Dal 2016 lavora come senior campaigns manager per l’ONG All Out. È stato arrestato a Mosca mentre tentava di consegnare più di due milioni di firme per chiedere alle autorità russe di aprire un’inchiesta ufficiale sul pogrom anti-gay in Cecenia.

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