Germania: Söder propone la gestione regionale della tassa di successione, Spahn chiede più giustizia nella distribuzione della ricchezza
In Germania sta crescendo il dibattito sulla tassa di successione, un tema sensibile che coinvolge tanto le questioni di federalismo quanto quelle di equità sociale.
Il leader bavarese Markus Söder (CSU) ha proposto di affidare la regolazione della tassa di successione ai singoli Länder, anziché a un livello federale. L’idea è che ogni regione possa stabilire aliquote e regole adeguate alla propria realtà economica, difendendo così le imprese familiari e le famiglie che temono un inasprimento fiscale. La Baviera in particolare sostiene da tempo una politica fiscale che favorisce il mantenimento dei patrimoni familiari locali.
Dall’altra parte, il presidente della CDU Jens Spahn ha sollevato con forza la questione delle disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza esistenti in Germania. In un recente intervento, Spahn ha ammesso che chi già possiede tende ad accumulare ricchezza senza un grosso sforzo proprio, grazie all’aumento del valore di immobili, azioni e altri asset, in particolare negli anni di bassi tassi di interesse. Spahn ha definito questo uno “problema di distribuzione del patrimonio” ed è favorevole a rivedere la tassa di successione per renderla più giusta.
La sua proposta ha trovato anche il sostegno della formazione ambientalista dei Verdi. La co-presidente della frazione parlamentare, Katharina Dröge, ha espresso apprezzamento per l’apertura di Spahn, richiamando la necessità di eliminare le attuali eccezioni che permettono a grandi patrimoni di essere ereditati quasi totalmente esentasse. I Verdi propongono di introdurre dilazioni pluriennali per agevolare il pagamento senza mettere a rischio le imprese familiari. Dröge ha sottolineato che una riforma si dovrebbe concentrare sui grandi patrimoni, non colpire la casa di famiglia della classe media, e ha invitato la CDU a tradurre le parole in atti concreti.
Il tema è molto sentito, perché in Germania ogni anno vengono ereditati circa 400 miliardi di euro, di cui però solo una piccola parte viene effettivamente tassata. Questo comporta una perdita significativa per le casse pubbliche, secondo la critica di Spahn, che ha ricevuto appoggio anche da altre componenti della coalizione di governo e dai socialdemocratici. Tim Klüssendorf, segretario SPD, ha ribadito che si tratta di una questione di giustizia fiscale, sottolineando come non si voglia colpire la classe media, ma chiedere ai grandi patrimoni un contributo maggiore per il bene della società.
Dennis Radtke, presidente della Christlich-Demokratischen Arbeitnehmerschaft (CDA), ha richiamato l’attenzione su alcune incongruenze del sistema attuale, dove esistono molte eccezioni e privilegi difficilmente giustificabili, che penalizzano i redditi normali. La proposta condivisa è quella di eliminare queste discrepanze e introdurre una tassa di successione più equa senza necessariamente aumentare le aliquote, bensì rimuovendo le esenzioni ingiustificate.
Non manca però il fronte critico, rappresentato ad esempio dalla FDP, che avverte come un aumento delle imposte sulle successioni rischierebbe di danneggiare la competitività delle imprese e la continuità delle attività economiche familiari. La discussione sul tavolo è dunque complessa e tocca interessi economici, sociali e politici delicati.
In sintesi, la proposta di Söder sottolinea l’importanza del federalismo fiscale e della flessibilità regionale, mentre la posizione di Spahn, affiancata dai Verdi, richiama con forza la necessità di una maggiore giustizia sociale nel sistema fiscale, per una distribuzione più equilibrata della ricchezza ereditaria in Germania.
Per un pubblico italiano questa riflessione è interessante anche perché in Italia la questione della tassazione delle successioni divide da anni il dibattito politico. Facendo un confronto con il dibattito italiano, si nota subito una differenza culturale e politica sostanziale. Mentre in Germania il dibattito sulla riforma delle tasse di successione coinvolge anche forze conservatrici su basi di argomentazioni concrete e ricerca di equità, in Italia la proposta di riforma di questo tipo è spesso ricevuta in un clima più polarizzato. Nel dibattito pubblico italiano, chiunque sollevi la questione di aumentare o modificare la tassazione sulle successioni viene molto spesso etichettato come “comunista” o estremista, in una sorta di clima maccartista che limita il confronto sereno. Ciò rende il dibattito fiscale italiano molto più polarizzato e ostacolato rispetto all’approccio più pragmatico che si sta sviluppando in Germania.
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