In occasione del suo compleanno, ricordiamo come anche nel caso della giornalista russa Politkovskaja, Marco Pannella fu un grande visionario
Anna Politkovskaja venne ritrovata morta il 7 ottobre 2006. Fu assassinata nel giorno del compleanno di Putin con un colpo di arma da fuoco alla testa, nell’ascensore del suo palazzo a Mosca. «Porterò la solidarietà dei Radicali Italiani ai compagni radicali russi e ceceni». È con queste parole che Marco Pannella annuncia la sua partecipazione alle esequie della giornalista russa svoltesi a Mosca il 10 ottobre 2006. Pannella ha ricordato anche le figure di Andrea Tamburi e Antonio Russo, uccisi «per gli stessi motivi per cui è stata uccisa Anna». L’onorevole Marco Boato, durante la seduta parlamentare del 30 novembre del 2016, osa tracciare un filo rosso: «Il caso può essere accomunato a quello del giornalista di Radio Radicale Antonio Russo, assassinato anch’egli alcuni anni fa, proprio in relazione alla vicenda cecena».
Pannella conosceva personalmente la giornalista russa e, intervistato a Mosca, la ricorda con queste parole: «una giornalista che ha spalancato i nostri occhi sulla realtà presente più in generale, non soltanto su quella cecena (…) E’ un dato di fatto che aumentano gli assassinati e gli assassini. Aumenta il potere degli assassini, aumenta il martirio di chi è inerme ma non inerte».
Nonostante stesse male, Marco Pannella fu l’unico politico italiano e unico parlamentare europeo presente al funerale. Ecco cosa disse al Parlamento europeo l’11 ottobre 2006, pochi giorni dopo il funerale di Anna Politkovskaja:
«Signor Presidente, onorevoli colleghi, meno di 24 ore fa ero a Mosca e per un istante stavo per indossare la fascia di deputato europeo mentre ero in mezzo alle migliaia di persone che rendevano l’estremo omaggio ad Anna Politkovskaja. Poi ho pensato che sarebbe stata un’offesa per gli occhi di quella donna, che pure non potevano vedermi, vedere inalberato il nostro emblema. La giornalista Anna Politkovskaja ci ha raccontato quello che non avete voluto sentire né vedere. Alla pagina 6 di Le Monde di oggi, si legge di persone arrestate a Mosca perché dicono: “Georgiani, siamo con voi”! Georgiani, non ceceni. E i simboli indossati dagli arrestati appartengono al Partito radicale transnazionale. Noi, come radicali e liberali, abbiamo portato in questo Parlamento i membri del governo ceceno in esilio, che venivano ad annunciare la loro scelta non violenta. Non se ne è fatto nulla. Signor Presidente, mi conceda di formulare un invito: non chiamiamo più i nostri edifici “Schuman” o “Adenauer”, chiamiamoli “Daladier” e “Ollenhauer”! Togliamo questi nomi che non abbiamo il diritto di usare!»